Sculture, installazioni e dipinti dell'artista Mat Collishaw confluiscono nella mostra 'The Centrifugal Soul'. Visibile fino al 27 maggio 2017 alla galleria Blain|Southern di Londra, l'esposizione indaga il concetto di "verità superficiale", che nascondono istinti ben
Dopo il lancio della campagna di crowdfunding su Kickstarter per la realizzazione della mostra in realtà virtuale Thresholds, l’artista britannico Mat Collishaw è tornato a misurarsi anche con la dimensione più tradizionale dello spazio espositivo fisicamente percepibile.
Fino al 27 maggio prossimo, infatti, alla galleria Blain | Southern è esposta una collezione di suoi nuovi lavori. La personale The Centrifugal Soul è frutto della collaborazione con lo psicologo evolutivo statunitense Geoffrey Miller, la cui teoria riconduce le origini dell’arte agli istinti naturali di riproduzione.
A partire da questi stimoli, l’artista ha dato vita a una multiforme collezione. Sculture, installazioni e dipinti propongono una riflessione sul concetto di verità illusoria e sulle varie accezioni dell’illusione stessa, ricorrendo anche allo strumento ottico noto come zootropio. Soggetto ricorrente della collezione sono i volatili, talvolta riprodotti nei loro elaborati rituali di accoppiamento.
In mostra anche l’installazione Albion, nella quale l’artista si concentra sulla “quercia maggiore” della foresta di Sherwood, a Nottingham: la leggendaria Major Oak. A circondarla infatti è un’allure mitica, motivata anche dal singolare aspetto della pianta: è contraddistinta da un tronco cavo, affiancato da un elaborato sistema di ponteggi cui è affidata la tenuta delle sue estensioni. Da sempre al centro di narrazioni e racconti, non ha lasciato indifferenze neppure Collishaw. L’artista ne è a tal punto affascinato da concepire una misteriosa presenza vivente all’interno dell’albero. Costretta a vivere perennemente intrappolata, come rivela Albion.
[Immagine in apertura: Mat Collishaw, The Centrifugal Soul, installation view, 2017, Courtesy the artist and BlainSouthern, Photo by Peter Mallet]