Negli Stati Uniti si rafforza il binomio tra l'arte contemporanea e le istituzioni universitarie, grazie allo sforzo profuso dai campus sia sul fronte del collezionismo, sia nell'organizzazione e promozione di speciali programmi espositivi.
Studiare in un prestigioso campus nordamericano può voler dire essere circondati da opere d’arte contemporanea, realizzate da grandi personalità della nostra epoca. Una testimonianza in questo senso è senza dubbio rappresentata dall’azione intrapresa a Boston dalla Harvard Business School.
Dal 2016 l’istituzione è infatti impegnata in un progetto espositivo a lungo termine, destinato a concludersi nel 2018 con la definizione di un vero e proprio parco di sculture temporaneo, focalizzato sui Maestri del secondo Novecento.
I lavori attualmente posizionati negli spazi comuni all’aperto sono il risultato di prestiti concessi da fondazioni e gallerie private, ma anche il frutto della collaborazione con la Kate Chertavian Fine Art e della generosità di un donatore anonimo.
Fino a novembre 2017, ad esempio, gli studenti e i visitatori del campus potranno ammirare una scultura di Jaume Plensa – in comodato – affiancata a lavori di Mary Frank, John Safer, Joel Shapiro compresi nella collezione permanente dell’ateneo.
Di recente, inoltre, il prato di Harvard si è ulteriormente arricchito grazie alla comparsa di opere di Louise Bourgeois ed Erwin Wurm.
Dell’amatissima artista originaria di Parigi sono stati scelte le opere Eye Benches I e Eye Benches II, una coppia di occhi in granito, commissionati nel 1996–1997 dal Seattle Art Museum e installati all’Olympic Sculpture Park. Per presentarli Bourgeois si era espressa in questi termini: “C’è un piacere nel sedersi fuori e guardare la gente che passeggia. Li guardi, e a volte ti guardano. Questi incontri e queste percezioni mi interessano. In tal senso, Eye Benches si riferisce alla storia del voyeur… Che sia un occhio che vede la realtà delle cose o un occhio che vede un mondo immaginario. È la qualità dei tuoi occhi e la forza dei tuoi occhi ad essere espressa”.
Big Disobedience è invece l’opera scelta dell’artista Erwin Wurm, conosciuto le sue reinterpretazioni di oggetti di uso quotidiano in soggetti antropomorfi, oltre che per l’uso del corpo come elemento scultoreo e installativo. La scultura raffigura due abiti, entrambi privi di un corpo al loro interno e, attraverso un riferimento diretto al saggio Civil Disobedience di Henry David Thoreau (1849), intende stimolare una riflessione critica verso la società contemporanea. Quest’opera aveva debuttato ad Art Basel Miami Beach, nel dicembre 2016.
[Immagine in apertura: Erwin Wurm, Big Disobedience, 2016. Photo by Susan Young. Courtesy the artist and Lehmann Maupin, New York and Hong Kong]