Con il progetto "Il respiro di una visione", racconto in video della vita di Amatrice dopo il terremoto del 2016, Francesca Salvati si è aggiudicata il primo premio del RUFA Contest, organizzato dalla Rome University of Fine Arts, che per il terzo anno ha lanciato un'avvincente sfida alla creatività.
Lo scorso 6 giugno, il Teatro Ambra Jovinelli ha ospitato nella Capitale la cerimonia conclusiva del RUFA Contest 2017, iniziativa giunta alla terza edizione e organizzata dalla Rome University of Fine Arts.
Tema del concorso di quest’anno era la Human Democracy, think the world you want: una sfida, lanciata dagli ideatori del premio ai creativi, a ri-pensare il mondo. Un concept fortemente umanista, quindi, che invita a superare ogni pregiudizio e chiusura mentale, scelto e sostenuto da Emanuele Cappelli in persona, direttore artistico e ideatore del RUFA Contest.
Presidente di giuria, nonché protagonista della serata, è stato quindi un personaggio dall’animo “più che umano”: l’architetto, conosciuto a livello internazionale, Francis Kéré. Già presente al TED 2013 e alla Biennale di Architettura di Venezia, nel 2016, il progettista ha teorizzato una rivoluzione “silenziosa” in ambito urbanistico.
In qualche modo simile, per la capacità di ri-partire dal basso e dare nuova fondamenta a una società, per quanto segnata da vicende drammatiche, è la storia al centro de Il respiro della visione, opera video di Francesca Salvati che si è aggiudicata il primo premio del RUFA Contest.
Il progetto che ha ottenuto l’ambito riconoscimento – insieme a un premio di 2500 euro e un viaggio a Berlino – racconta infatti della “primavera” di Amatrice, all’indomani del drammatico sisma che l’ha colpita nel 2016: Francesca Salvati ha sintetizzato nel suo intervento l’attaccamento della comunità al proprio territorio, che non abbandona neppure nel peggiore dei frangenti, ma anzi lentamente cerca di rinascere.
Senza dimenticare il passato, perché quella drammatica notte del 24 agosto è semplicemente indimenticabile, impressa nella memoria dei sopravvissuti come un monito indelebile; un monito a costruire un futuro migliore, insieme.