Il team di restauratori all’opera nella celeberrima sede museale vaticana hanno confermato un’ipotesi a lungo sperata: sono da attribuirsi al pittore urbinate le due figure femminili presenti nella Sala di Costantino.
Sta facendo il giro del mondo la notizia di una conferma tanto attesa. Durante il restauro in corso nella cosiddetta Sala di Costantino dei Musei Vaticani, l’equipe di professionisti guidata da Maria Ludmilla Pustka ha avvalorato l’ipotesi che le due figure femminili rappresentanti l’allegoria dell’Amicizia e della Giustizia (in apertura, prima della recente pulitura) siano state realizzate da Raffaello in persona.
Scomparso improvvisamente nel 1520, si ipotizza quindi che Raffaello riuscì a concludere solo le due figure riportate oggi al loro aspetto originario, mentre l’intero ciclo pittorico fu concluso dai suoi allievi rispettando i dettami del Maestro, ovvero seguendo i suoi cartoni preparatori.
Si devono proprio al pittore urbinate la progettazione della sala usata come luogo di rappresentanza per accogliere le autorità e per l’elezione dei cardinali, ma anche come ambiente destinato a banchetti e ricevimenti.
La mano di Raffaello è stata individuata dagli esperti nelle due figure ottenute innanzitutto rilevando il ricorso alla tecnica dell’olio su muro, ben lontana dalla pratica tradizionale dell’affresco. Sperimentatore instancabile, Raffello decise di mettere in campo una tecnica controcorrente rispetto agli usi dell’epoca, immaginando di utilizzarla per decorare l’intera sala.
Ripuliti dai segni del tempo, i tratti e i colori hanno svelato poi tutta la magnificenza dell’arte di Raffello, confermando così quanto riportato dalle fonti cinquecentesche, le quali alludevano alla presenza di due figure dipinte dal maestro proprio nella Sala di Costantino.