Quando l’arte classica ispirava gli autori del Novecento italiano

10 Luglio 2017

Ugo Celada da Virgilio RItratto della moglie, 1925 - 1930 Artdeco Galuchat, Vicenza

Dopo il consenso conseguito a Madrid, fa tappa in Italia, nella cornice del Mart di Rovereto, la retrospettiva focalizzata sulla stagione artistica italiana del primo Novecento. Curata da Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari – così come l’omologa esperienza spagnola, dal titolo Painters of Light: from Divisionism to Futurism – fino al 5 novembre la mostra Un’eterna bellezza. Il canone classico nell’arte italiana del primo Novecento approfondisce uno dei periodi più fertili dell’arte italiana del XX secolo.

Concepita in collaborazione con Fundación MAPFRE di Madrid, Un’eterna bellezza esamina infatti le ricerche e i movimenti che si fecero strada nel nostro Paese in seguito al dramma della prima guerra mondiale. Ad accomunare questi percorsi artistici, pur nell’eterogeneità degli esiti, fu l’abbandono dell’aspirazione al progresso e alla modernità che aveva alimentato i movimenti d’avanguardia di inizio secolo. Il dolore e la delusione conseguenti ai tragici eventi internazionali determinarono un ripiegamento sulla tradizione, con il progressivo abbandono dello slancio più sperimental.
A riprendere quota, come testimonierà la mostra nelle sue sette sezioni – Metafisica del tempo e dello spazioEvocazioni dell’anticoPaesaggi; Poesia degli oggetti; Ritorno alla figura. Il ritrattoIl nudo come modelloLe stagioni della vita – fu la riaffermazione dei principi di bellezza e armonia. Questi si imposero a discapito dei concetti che avevano ispirato e supportato le esperienze cubista, espressionista e futurista.

Il percorso espositivo si snoda tra oltre 100 opere, realizzate da alcuni protagonisti dell’epoca come Carrà, Casorati, de Chirico, de Pisis, Savinio, Severini, Sironi ma anche Bucci, Cagnaccio, Donghi, Dudreville, Funi, Malerba, Martini, Marussig, Oppi e Wildt. Nei loro lavori, legati alla corrente metafisica, all’esperienza di “Valori Plastici”, al Novecento italiano e alla poetica del Realismo magico, temi e soluzioni formali della tradizione artistica vengono recuperati. I canoni dell’arte antica e rinascimentale confluiscono in un nuovo linguaggio, nel quale la tecnica diviene lo strumento per “rappresentare e trasfigurare il vero in cerca di una dimensione senza tempo e onirica“.

Intensi e numerosi sono i rimandi visivi tra le opere in mostra e la collezione permanente del Mart. Nell’istituzione trentina, inoltre, resta aperta fino al 27 agosto 2017 anche la mostra Costruire con la luce. Fotografie di architettura dagli archivi del Mart, con opere tra gli altri di Gabriele Basilico, Lucia Moholy, George Everard Kidder Smith, Fulvio Roiter, Ugo Mulas e Cesare Colombo.

[Immagine in apertura: Ugo Celada da Virgilio, Ritratto della moglie, 1925 – 1930, Artdeco Galuchat, Vicenza]