Distinguere una fotografia scattata dall'uomo da una realizzata dal computer sarà sempre più complesso nei prossimi anni, anche grazie a sistemi come Creatism, sviluppato dai ricercatori di Google Hui Fang e Meng Zhang.
Nel futuro verso cui tendiamo saranno necessarie una maggiore attenzione e osservazioni prolungate e scrupolose per riuscire a distinguere le fotografie opera dell’uomo da quelle realizzate artificialmente. Il progresso e le applicazioni dell’intelligenza artificiale continuano infatti a procedere con vigore, intercettando sempre nuovi ambiti e dando vita a sperimentazioni complesse, ma anche sorprendenti.
È di qualche settimana fa la notizia dello studio sviluppato da due ricercatori di Google ‒ Hui Fang e Meng Zhang ‒, nel quale vengono presentate le funzionalità di un nuovo network neurale: Creatism. Definito come “un sistema per la creazione di contenuti artistici”, punta a fornire ai computer indicazioni che gli consentiranno di scattare fotografie. Dopo aver isolato i parametri principali su cui si basa l’estetica fotografica ‒ tra cui saturazione, inquadratura e messa a fuoco ‒, il duo ha fornito al programma 1500 foto artistiche professionali, estratte dal sito 500px.com, che fungessero da “ispirazione” per il sistema. Così facendo, indicano Fang e Zhang, l’algoritmo è divenuto capace di “emulare il flusso di lavoro di un fotografo di paesaggio, dalla ricerca della migliore inquadratura agli interventi di postproduzione”.
La rete neurale ha quindi iniziato a “scattare” e i risultati sono stati mostrati a sei fotografi professionisti, tutti ignari dell’identità dell’autore. Estremamente incoraggianti i risultati, con ben il 41% delle 173 immagini realizzate giudicato di livello semi-professionale o professionale; il 13% è stato addirittura reputato di livello superiore. Il computer, dunque, non è ancora del tutto in grado di emulare l’uomo sul fronte fotografico, ma l’obiettivo non sembra così irraggiungibile.