La città friulana ospita un’affascinante mostra che mette a confronto l’eredità storica di Palmira con quella della stessa Aquileia. Svelando suggestivi punti di contatto attraverso l’esposizione di preziosi manufatti.
Balzata alle cronache recenti per la terribile furia iconoclasta di cui è stata vittima, Palmira può contare su un’identità antica, che affonda le radici nella Storia e che l’ha resa nota al mondo come un vero e proprio crocevia tra Oriente e Occidente, dove usi, costumi, ispirazioni e correnti formali ed estetiche hanno trovato un fertile terreno di convivenza.
La mostra Volti di Palmira ad Aquileia, allestita presso il Museo Archeologico Nazionale della città friulana fino al 3 ottobre prossimo, intende evocare l’identità di Palmira in risposta ai recenti atti di violenza perpetrati ai suoi danni, innescando un confronto con la stessa Aquileia, nel solco di un comune sostrato culturale e iconografico. 16 pezzi originari dell’antica città siriana – molti dei quali riuniti per la prima volta dopo la loro diaspora nelle collezioni occidentali – e 8 reperti provenienti da Aquileia animano un dialogo che prende vita al confine tra l’Impero romano e i territori orientali.
I rilievi funerari giocano un ruolo di grande importanza nell’arte palmirena, testimonianza, attraverso i secoli, dei volti e delle mansioni che caratterizzavano gli antichi cittadini di Palmira. Un’identità ricordata e omaggiata dalla mostra di Aquileia, che raccoglie, ad esempio, la raffinata testa proveniente dai Musei Vaticani, il cui copricapo tronco-conico evidenzia la mansione sacerdotale, e la testa che giunge dalla Custodia di Terra Santa, ornata da una corona di foglie e bacche di alloro.
Un vero e proprio viaggio nel tempo, reso ancora più suggestivo dagli scatti protagonisti della mostra Sguardi su Palmira – fotografie di Elio Ciol eseguite il 29 marzo 1996, ospite dei nuovi spazi della Domus e Palazzo episcopale in piazza Capitolo e composta da 20 fotografie (in apertura, uno scatto che ritrae il teatro) realizzate da Ciol prima delle recenti distruzioni.