Monaco, Vienna, Praga e Roma: quattro città, esaminate tra Ottocento e Novecento, a partire dall'esperienza secessionista. Una mostra in apertura a Rovigo delinea il loro ritratto, alla ricerca di punti di contatto e di differenze tra le correnti artistiche.
È Palazzo Roverella, a Rovigo, la sede della mostra Secessione. Monaco Vienna Praga Roma. L’onda della modernità, che propone un viaggio affascinante e articolato, con tappe nelle quattro città europee in cui si manifestarono movimenti artistici di matrice secessionista.
Tra incontri, analogie di stile e linguaggi autonomi, il percorso espositivo curato da Francesco Parisi raccoglie per la prima volta le quattro capitali europee del Movimento in una narrazione comune, restituita attraverso focus tematici dedicati ai singoli contesti geografici.
Aperta fino al 21 gennaio 2018, la mostra prendo avvio con la presentazione dello scenario della Secessione di Monaco, la prima a debuttare in ordine di tempo. Concentrandosi su opere prodotte tra il 1898 e il 1910, questa sezione ripercorre l’esperienza tedesca, mettendone in evidenza l’evoluzione: agli esordi ancora poco definiti, nel 1892, all’affermazione di Jugendstil, nome scelto a partire dalla rivista “Jugend”, passando per i contributi di artisti come Franz von Stuck, Anders Zorn, Max Klinger, Max Liebermann e Ludwig von Hofmann.
L’attenzione si sposta quindi sull’Austria, con il rinnovamento operato dalla Secessione di Vienna, destinato a raggiungere notevole fama. Nata nel 1897, questa corrente portò al superamento dei linguaggi in circolazione in quell’epoca, anche grazie all’apporto di figure che sarebbero divenute note a livello internazionale; tra loro, il pittore Gustav Klimt. Il percorso espositivo dedica una specifica attenzione alla matrice autoctona, in un’analisi che intercetta pittura, grafica e arti decorative.
È quindi la volta della Secessione di Praga, la cui costituzione si deve a una serie di gruppi di artisti, più o meno organizzati, che dal 1890 si fecero portatori di una visione in contrasto con l’arte ufficiale boema. A questa corrente si legano le esperienze del gruppo Manes, tra i primi ad attivarsi mosso dalla volontà di riformare l’arte nazionale Ceca, e del più celebre gruppo Sursum, al cui interno convissero più anime.
La mostra di Rovigo, infine, offre spazio anche alla Secessione di Roma, il cui momento culminante coincise con il triennio coincise tra il 1913 e il 1916. Nella Capitale questa esperienza mantenne le distanze dalle avanguardie futuriste e conservò una formula diversa rispetto alla predisposizione verso l’estetica simbolista delle esperienze europee. Sebbene l’appartenenza a un ambito di “aristocrazia dell’arte” limitò la carica sperimentale, la Secessione di Roma si dimostrò aperta all’estero, come attestarono la presenza di Matisse e dei post-impressionisti alla I Esposizione Internazionale della Secessione, e di Klimt e Schiele l’anno successivo.
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