A Trachilos, una località sull'isola greca di Creta, gli studiosi hanno scoperte antichissime orme che sembrerebbero aprire la strada a una linea evolutiva di ominidi distinta rispetto a quella, finora nota, collocata in Africa. Il dibattito tra gli specialisti del settori resta aperto.
Pubblicato lo scorso 31 agosto su Proceedings of the Geologists’ Association, lo studio dal titolo Possible hominin footprints from the late Miocene (c. 5.7 Ma) of Crete? getta nuova luce su alcuni dei traguardi già raggiunti nella ricostruzione della storia della specie umana. La lunga trattazione, firmata da Gerard D. Gierlinski – docente presso l’Istituto geologico della Polonia – e dal suo staff, riporta infatti un dato che potrebbe animare il dibattito all’interno della comunità archeologica e tra gli specialisti del settore nei prossimi mesi.
Sull’isola greca di Creta sono state scoperte impronte di forma umana, formate da cinque dita e da un tallone, risalenti a 5,7 milioni di anni fa. Un ritrovamento che pone non poche domande agli studiosi dell’origine della specie umane, poiché le tracce sulle quali si è fin qui fondato lo studio del nostro passato risalgono a 1,8 milioni di anni fa: rinvenute in Africa, costituivano le testimonianze più antiche dei primi ominidi.
La scoperta, avvenuta nella località di Trachilos, apre nuovi scenari in larga parte ancora da verificare. Tra le ipotesi avanzate nello studio, intanto, gli studiosi non escludono la possibile esistenza di esemplari di primati, fin qui sconosciuti, la cui morfologia sarebbe convergente con l’anatomia di un piede umano, che avrebbero condotto la propria esistenza – o forse sarebbero stati costretti a ripiegare sull’attuale Creta in seguito a fenomeni migratori – a una certa distanza dagli ominidi già noti.