Ha inaugurato pochi giorni fa in Laguna l’affascinante mostra dedicata alla Collezione Al Thani, custode di antichi gioielli e pietre preziose che narrano la storia dell’arte orafa sullo sfondo del continente indiano.
Nei prossimi mesi il Palazzo Ducale di Venezia sarà una meta imprescindibile per gli amanti dell’oreficeria e dei manufatti antichi. Sino al 3 gennaio, infatti, la sede lagunare farà da cornice a Tesori dei Moghul e dei Maharaja. La Collezione Al Thani, una dettagliata rassegna che offre al pubblico l’opportunità di ammirare per la prima volta in Italia oltre 270 pezzi provenienti dalla raccolta di Sua Altezza lo sceicco Hamad bin Abdullah Al Thani, membro della famiglia reale del Qatar.
Scandita da gioielli straordinari e altrettanto eccezionali pietre e gemme preziose, la rassegna fa luce sulla centenaria tradizione orafa del subcontinente inidano, che supera la mera logica dell’ornamento. Ben cinque secoli si dipanano tra le sale della mostra veneziana, lungo un fil rouge che dal Cinquecento raggiunge il secolo scorso.
L’esposizione prende le mosse dallo stile di corte dei Moghul, la dinastia timuride che detenne il potere in India fino alla seconda metà dell’Ottocento e all’ombra della quale la tradizione orafa ricevette uno straordinario impulso, come dimostrato dai manufatti in mostra e dal massiccio uso della giada e del cristallo di rocca.
Con il declino del regno e l’arrivo del colonialismo britannico settecentesco, la committenza dell’alta gioielleria passò nelle mani dei governanti degli Stati nati dopo la fine dell’Impero Moghul. Maharaja, nawab e nizam, orientati da un gusto sempre più vicino a quello occidentale, iniziarono a commissionare gioielli e preziosi manufatti alle note maison europee, come la celeberrima Cartier, rendendo ancora più vivo il dialogo fra tradizione indiana e input esterni.