La Villa di Mamiano di Traversetolo, a Parma, apre le porte a Francis Bacon. A partire dal 9 settembre prossimo, il dipinto dal titolo Two Americans sarà esposto al pubblico insieme ai capolavori raccolti da Luigi Magnani. Realizzato nel 1954 e appartenente alla Collezione Barilla di Arte Moderna, il capolavoro porta con sé una storia particolare, tutta da conoscere.
La Villa di Mamiano di Traversetolo, a Parma, apre le porte a Francis Bacon. A partire dal 9 settembre prossimo, e fino al 10 dicembre 2017, il dipinto dal titolo Two Americans, opera del noto artista scomparso a Madrid nel 1992, sarà infatti esposto al pubblico insieme ai capolavori raccolti da Luigi Magnani e conservati stabilmente nelle sale dell’istituzione parmense. Realizzato nel 1954 e appartenente alla Collezione Barilla di Arte Moderna, il dipinto porta con sé una storia particolare, tutta da conoscere.
L’opera venne verosimilmente eseguita a Ostia, ultima tappa del breve soggiorno in Italia compiuto da Bacon nell’autunno del 1954. Nonostante “l’ossessione” nutrita verso il Ritratto di Innocenzo X di Diego Velázquez, conservato alla Galleria Doria Pamphilj di Roma, cui si ispirò per la celebre serie di otto studi risalenti proprio agli inizi degli anni Cinquanta, Bacon si tenne a distanza da quella sede espositiva, evitando anche di visitare luoghi capaci di “alimentare” il suo interesse verso la scultura di Michelangelo.
Piuttosto, l’artista si concentrò sull’esecuzione di un’opera destinata essa stessa a suscitare fascinazione e curiosità. Come lascia intendere il titolo, nel dipinto vengono proposte le sagome di due personaggi: si tratta di due americani sui quali Bacon aveva più volte posato lo sguardo dalla finestra del suo albergo romano.
Identificati nel loro ruolo sociale e professionale dall’abbigliamento, composto da completo scuro, camicia bianca e cravatta a simboleggiare la loro mascolinità contemporanea, i due soggetti sembrano materializzarsi dal buio dello sfondo.
Oltre alle due figure, con i volti colti in “fase di dissolvimento, sottoposti a un’evidente distorsione sotto i colpi dei pennelli e delle spatole, o a causa dei colori che l’artista stesso spreme sulla mano e poi scaglia direttamente contro la tela“, la tela accoglie solo grandi campiture di colore cupo e tetro. Assenti rimando a possibili sfondi paesaggistici, suggestioni informali o altri elementi nei quali l’osservatore potrebbe cogliere lo spunto decisivo per una possibile narrazione o un intento illustrativo. Come in altri casi analoghi, anche in Two Americans Bacon ricorre a un metodo d’azione distintivo, da lui stesso restituito con queste parole: “In quei momenti sono pronto a tutto: cancello con lo straccio o prendo il pennello e frego via quello che ho appena dipinto, ci passo sopra l’acquaragia, ci dipingo sopra qualcos’altro … tutto pur di spezzare l’organizzazione razionale dell’immagine, purché cresca spontaneamente, cioè secondo la propria struttura e non quella che io le impongo”.
Two Americans fu acquistata da Pietro Barilla nel 1968, alla galleria Mario Tazzoli a Torino. L’opera confluì nella sua collezione privata, concepita e implementata allo scopo di “condividere e rendere fruibile l’arte in quanto esperienza migliorativa di vita“. A comporla sono dipinti e sculture eseguiti, tra gli altri, anche da Picasso, Max Ernst, Morandi, Boccioni, de Chirico, Pomodoro, Burri, Fontana, Guttuso e Ceroli.
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