Annunciata dall’efficace campagna di raccolta fondi, la serie di interventi pensati dall’artista cinese per la Grande Mela è diventata realtà. L’obiettivo? Sensibilizzare il pubblico sul tema della migrazione.
Non smette di stupire, Ai Weiwei. Dopo aver presentato il documentario Human Flow alla Mostra del Cinema di Venezia, l’artista cinese torna sul tema della migrazione con una poderosa serie di interventi allestiti per le strade di New York, nell’ambito del progetto Good Fences Make Good Neighbors, in collaborazione con Public Art Fund.
Circa 300 opere animano i cinque distretti della Grande Mela, confermando l’interesse di Ai Weiwei nei confronti delle dinamiche migratorie e della crisi dei rifugiati. Queste delicate e attualissime tematiche percorrono da tempo gli interventi dell’artista, al centro della mostra fiorentina a Palazzo Strozzi e della suggestiva installazione viennese nel giardino del Belvedere.
Fra i luoghi della metropoli americana temporaneamente modificati da Ai Weiwei spiccano Central Park, dove è disposta una enorme gabbia dorata che i passanti possono attraversare, Washington Square Park e la World’s Fair Unisphere. A questi si aggiungono facciate di palazzi, strade e fermate dell’autobus, a riprova del carattere volutamente pervasivo del progetto.
Artista controverso per antonomasia, Ai Weiwei non fa mistero delle sue nette posizioni politiche in relazione agli argomenti affrontati. Scegliendo un palcoscenico come New York e, ancora una volta, gli strumenti di comunicazione contemporanei, per focalizzare l’attenzione del mondo sulla sua ricerca al confine tra arte e attivismo.