Le connessioni tra ricerca architettonica e arti visive; lo slancio innovatore, esplicitato anche con performance urbane: furono, questi, due degli aspetti distintivi della cosiddetta stagione radicale. Per la prima volta, Palazzo Strozzi riunisce tutti i gruppi e le personalità che animarono un decennio di dibattito.
Con l’apertura, nei giorni scorsi, di Utopie Radicali. Oltre l’architettura: Firenze 1966-1976 si completa il quadro delle mostre della nuova stagione espositiva di Palazzo Strozzi, già sede, da alcune settimane, dell’attesa Il Cinquecento a Firenze, “maniera moderna” e controriforma. Tra Michelangelo, Pontormo e Giambologna.
Curato da Pino Brugellis, Gianni Pettena e Alberto Salvadori, con la collaborazione di Elisabetta Trincherini, questo appuntamento espositivo costituisce un vero e proprio evento: per la prima volta, un’unica mostra propone in forma unitaria e completa le opere progettate dai gruppi e dalle singole personalità che animarono la scena fiorentina per un intero decennio.
La cosiddetta stagione radicale, della quale furono protagonisti e animatori Archizoom, Remo Buti, 9999, Gianni Pettena, Superstudio, UFO e Zziggurat, prese le mosse da una generazione di artisti formatasi principalmente presso la facoltà di Architettura nel capoluogo toscano.
Come attesta il percorso espositivo, che si snoda negli spazi underground della Strozzina, tra gli anni Sessanta e Settanta questi autori si fecero portatori di una profonda revisione della disciplina architettonica, con marcati interessi multidisciplinari e provocatori interventi nello spazio urbano. La loro ricerca può essere inserita nel novero di processi in corso, negli stessi anni, a livello internazionale, portati avanti da Cedric Price e dagli Archigram a Londra, dai Metabolisti in Giappone, da Yona Friedman in Francia, da Buckminster Fuller negli Stati Uniti e da Frei Otto in Germania, solo per citare alcune delle esperienze coeve.
Aperta fino al 21 gennaio 2018 e accompagnata da un ricco catalogo edito da Quodlibet, Utopie Radicali. Oltre l’architettura: Firenze 1966-1976 attiva un dialogo tra oggetti di design, video, installazioni, performance e narrazioni, estendendosi anche al cortile di Palazzo Strozzi e al Mercato Centrale di Firenze.
[Immagine in apertura: Superstudio, Bazaar, 1968. Casalguidi (Pistoia), Giovannetti Collezioni]