Non è stato solo un grande pittore, Paul Gauguin: a scavare in profondità nel suo profilo, estendendo la visuale anche al suo approccio sperimentale verso altre discipline, ci pensa la grande mostra in corso al Grand Palais. Grazie anche a un programma di appuntamenti collaterali sviluppato per l'occasione.
Dall’11 ottobre scorso, i visitatori del Grand Palais di Parigi possono approfondire la conoscenza di uno dei maggiori pittori francesi dell’Ottocento, che con il suo stile e il suo approccio viene annoverato tra i pionieri dell’arte moderna. Nel percorso espositivo di Gauguin l’alchimiste convergono infatti opere che attestano l’ampiezza e la varietà dei generi con cui l’artista – originario di Parigi – si è messo alla prova nel corso della sua carriera.
Attraverso oltre 200 opere, la retrospettiva esamina gli esiti più alti raggiunti nei generi della pittura, del disegno, dell’incisione, della scultura e della ceramica, destinando una specifica attenzione al tema del processo creativo.
Aperta fino al 22 gennaio e resa possibile grazie ai prestiti deall’Art Institute de Chicago e del Musée d’Orsay, Gauguin l’alchimiste prende in esame lo slancio sperimentatore dell’artista, riunendo insieme lavori realizzati con supporti diversi e attraverso tecniche eterogenee.
Se il suo profilo umano restituisce l’immagine di una persona interessata anche a superare i confini e le convenzioni – celebri i suoi viaggi a Tahiti, nel corso dei quali ebbe la possibilità di conoscere una dimensione naturale e culturale profondamente diversa rispetto a quella della Francia del suo tempo -, le opere selezionate per questo appuntamento espositivo attestano come i suoi interessi si siano estesi oltre il movimento simbolista e il misticismo.
Nelle sezioni tematiche nella mostra parigina, poste in successione secondo un criterio cronologico, la manipolazione e l’alterazione della materia, così come l’associazione tra diversi materiali, divengono il fil rouge per addentrarsi in una specifica parte della produzione di Gauguin, frutto di quello che lui stesso definiva come il “terribile desiderio per lo sconosciuto che mi porta alla follia“. Il desiderio di esplorare territori incontaminati, da autodidatta, alimentò la sua passione verso l’arte e lo portò a conseguire risultati di notevole novità anche sul piano formale.
[Immagine in apertura: Paul Gauguin, L’esprit des morts veille (Manaò tupapau), 1892]