Fino al 24 febbraio 2018 la Galleria Poggiali di Firenze ospita una selezione di opere che documentano cinquant'anni di attività dell'artista, a partire dalla grande installazione "Corpo Celeste (meteorite)", che indaga le potenzialità del monumento in un mondo post-ideologico.
Originario di Cagli, dove è nato nel 1940, Eliseo Mattiacci è al centro della nuova mostra ospitata dalla Galleria Poggiali di Firenze, in apertura il 28 ottobre. Curata da Lorenzo Bruni, Misurazioni – questo il titolo dell’esposizione – si propone come occasione di osservazione di 50 anni del lavoro dell’artista a partire da un’angolazione inedita. Proprio per questo, il percorso espositivo riunisce lavori relativi a fasi diverse della sua produzione, eterogenei anche per tipologia di supporto impiegato.
L’apertura, ad esempio, è affidata al dialogo tra due grandi sculture – Misurazione dei corpi celesti (2003/2004) e Tempo globale (1990/1991) – affiancate da lavori su carta, tra cui Opera nel bosco (1983) e Occhio del cielo (2005).
Significativa, inoltre, la presenza di opere eseguite nel corso dell’ultimo decennio, testimoni di temi e di modi di fare arte emersi nella fase più recente. È il caso di interventi come Dinamica a parete (2010) in acciaio e rame, Punti luce (2011) in ottone e acciaio o dei disegni con stili e soggetti differenti.
Grande rilievo viene assegnato all’installazione Corpo Celeste (meteorite), del 2008, cui è riservata un’importante porzione dello spazio espositivo. Come ha osservato il curatore, nel catalogo associato alla mostra: “La ricerca di Mattiacci può apparire ad uno sguardo superficiale come divisa in maniera netta tra le opere gestuali in dialogo con il corpo personale e sociale, con cui ha contribuito al dibattito dell’Arte Povera negli anni sessanta, e il periodo delle sculture dal tema cosmologico che formalizza dagli anni Novanta portando il dibattito attorno alla strategia dell’arte ambientale a soluzioni inaspettate. In realtà il percorso dell’artista si è sviluppato in maniera costante e coerente sempre all’insegna della domanda: quale è il ruolo che lo scultore può ricoprire nella riformulazione dell’etica culturale in una società in evoluzione e sempre più “liquida”?”