Anche la progettazione delle mollette da bucato sollecita designer e inventori a sperimentare soluzioni e rispondere alle mutate esigenze dei tempi: lo svela, attraverso una selezione di esemplari, la nuova mostra curata da Giulio Iacchetti con Paolo Garberoglio ed Elisa Testori.
C’è tempo fino al 12 novembre prossimo per sorprendersi a realizzare come un oggetto semplice e di uso quotidiano – la classica molletta da bucato – abbia sollecitato, nel corso dei secoli, l’ambito della progettazione. A curare questo appuntamento espositivo in corso alla Triennale di Milano, a ingresso libero, è l’industrial designer Giulio Iacchetti, artefice di un’analisi che svela le variazioni – formali, materiche, funzionali – di un elemento nato con lo scopo di “pinzare” al filo del bucato abiti e tessuti.
Al pari di altri oggetti, anche le mollette da bucato riflettono nelle loro evoluzioni il gusto dell’epoca cui appartengono e le mutazioni dei contesti geografici. Un processo che consente di capire come di fronte a un’esigenza basica, se non addirittura “umile”, nei diversi luoghi e con il passare del tempo le risposte siano state tutt’altro che standardizzate.
In mostra si susseguono la prima molletta in legno inventata da David M. Smith, nel 1853, e una selezione delle successive elaborazioni, condotte nel segno delle trasformazioni sia morfologiche sia funzionali. Tra gli esemplari presentati a Milano rientrano anche la molletta progettata dalla coppia brasiliana Marcela Albuquerque e Taciana Silva, espressamente dedicata ai costumi da bagno, e la Flipper progettata da Paolo Garberoglio e Maurizio Carrara, messa a punto per risolvere il “problema” di mantenere appaiati i calzini nelle fasi del lavaggio e dell’asciugatura.