Create a oltre 450 anni di distanza, le opere dei due artisti condividono sorprendenti connessioni formali, rivelando una speciale devozione verso il disegno. Il MoMA le espone in forma congiunta.
Quali connessioni possono esistere tra due opere eseguite a distanza di centinaia di anni l’una dall’altra, tra artisti che proprio per ragioni spaziali e temporali non si sono mai conosciuti personalmente? Fino al 1 gennaio, nelle gallerie dedicate ai dipinti e alla scultura del quinto piano del MoMA – Museum of Modern Art sono esposti Black Pope (Sandwich Board Man) dell’artista statunitense Charles White e un disegno preparatorio per La Vergine delle rocce di Leonardo da Vinci, proveniente dalla British Royal Collection e generosamente concesso dalla Regina Elisabetta II all’istituzione statunitense.
A curare questo speciale e inedito dialogo è David Hammons, a sua volta artista e performer nonché ex allievo di White, docente e artista che ha dedicato gran parte della sua vita all’insegnamento del disegno a Los Angeles. Scomparso nel 1979, White è omaggiato da questo appuntamento espositivo che di fatto anticipa una prossima retrospettiva, che sempre il MoMA dedicherà alla sua carriera e alla sua produzione.
Oltre ai legami di carattere artistico, come la comune dedizione verso la pratica del disegno, attraverso questo incontro tra opere Hammons punta a sondare anche altri potenziali legami che uniscono White a Leonardo. Separati da oltre quattro secoli, entrambi gli artisti sono nati nel prima metà di aprile e chissà che anche in questo fatto non possa risiedere un segno del destino e una sorta di inclinazione verso la vocazione artistica. Di certo, intanto, c’è che sia Black Pope (Sandwich Board Man) – acquisito dal MoMA nel 2013 – sia il prezioso disegno leonardesco sono esposti nel museo newyorkese per la prima volta.
[Immagine in apertura: Leonardo da Vinci, The drapery of a kneeling figure, dettaglio, c. 1491–94. The Royal Collection/HM Queen Elizabeth II. Photo: Royal Collection Trust/© Her Majesty Queen Elizabeth II 2017]