Perché la Royal Collection dispone della più grande collezione di opere firmate dal grande vedutista Canaletto? E quali sono le ragioni del suo successo rispetto a tutta una generazione di pittori e paesaggisti che nel Settecento dipingeva soggetti analoghi per i tanti "art lovers" impegnati nel Grand Tour? A queste e molte altre domande risponde il film "Canaletto a Venezia", nelle sale cinematografiche italiane dal 27 al 29 novembre.
Lunedì 27 novembre – e solo per tre giorni, fino a mercoledì – nelle sale cinematografiche italiane andrà in scena una nuova puntata della fortunata serie di proiezioni intitolata La Grande Arte al Cinema.
Protagonista del lungo metraggio che verrà proiettato – distribuito come di consueto da Nexo Digital, sul cui sito è possibile consultare l’elenco delle sale aderenti all’iniziativa – è forse il maggior “ritrattista” che Venezia abbia mai potuto vantare: Giovanni Antonio Canal, che altri non è se non il Canaletto, che più di ogni altro pittore si è dedicato proprio a cogliere colori e atmosfere (anche in senso letterale) della celebre città lagunare.
Canaletto a Venezia si intitola appunto il lungometraggio in programma, approfondimento che trae origine dalla mostra – conclusasi lo scorso 12 novembre – Canaletto e l’arte di Venezia presso la Galleria della Regina a Buckingham Palace. Oltre all’opportunità di entrare attraverso le telecamere in ben due residenze ufficiali – oltre a Buckingham Palace, anche il Castello di Windsor – il film permette agli spettatori di ricostruire la storia del legame che si creò tra Canaletto e l’Inghilterra nel Settecento.
Non è un caso, infatti, che alcune delle opere presenti nell’esposizione appartengano alla Royal Collection: il principale agente di Canaletto fu Joseph Smith, Console britannico a Venezia e fautore dell’introduzione del pittore nel Regno Unito, la cui collezione venne acquistata nel 1762 da re George III.
Il corpus di 200 opere, tra dipinti, disegni e stampe, costituisce una sorta di Grand Tour o viaggio nel tempo, alla scoperta di una Venezia settecentesca tanto precisa – incredibile la maestria di Canaletto nella rappresentazione di scorci prospettici e architetture – quanto poeticamente rielaborata dalla sensibilità del pittore.
Da Piazza San Marco e Palazzo Ducale, fino alla Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo, sono numerose le vedute in cui i visitatori di Venezia – di ieri come di oggi – possono riconoscere luoghi amati e caratteristici, senza magari accorgersi che Canaletto aveva “manipolato” la realtà aprendo nuovi scorci o spostando alcuni edifici, per raggiungere la composizione perfetta.
In effetti, proprio dall’estensione di simili “licenze poetiche” prende probabilmente avvio un genere paesaggistico nuovo, nel Settecento di Canaletto: il capriccio, dove alla verosimiglianza di prospettive e architetture si combina una composizione del tutto inventata, al fine di creare luoghi tanto realistici quanto mai esistiti.
[Immagine in apertura: Canaletto, Piazza San Marco looking East towards the Basilica and the Campanile, c.1723-4, Royal Collection Trust/© Her Majesty Queen Elizabeth II 2017]