Come affrontare l'inevitabile processo dell'invecchiamento? Invece di essere pessimisti, o incitare a un ottimismo privo di considerazioni critiche che non fa altro che negare la questione, gli artisti raccolti in una mostra tematica al Belvedere Inferiore di Vienna hanno scelto un approccio "pragmatico". Indagando opportunità e limitazioni che identificano davvero questa fase della nostra esistenza.
Pablo Picasso sosteneva che solo vivendo a lungo era possibile tornare bambini. Proprio il grande genio dell’arte cubista è tra gli oltre cento artisti “interpellati” nella mostra Aging Pride – inaugurata lo scorso 17 novembre al Belvedere Inferiore, a Vienna – per approfondire la percezione – spesso contrastante – che l’arte contemporanea e la nostra società hanno della terza età.
Se l’industria cinematografica e quella cosmetica non fanno che proporci anziani “giovani dentro” e che cercano di ringiovanire fuori, dall’altra parte superata la soglia dei 50 anni molte persone si trovano escluse dal mondo del lavoro, con tutte le conseguenze – economiche e morali – del caso.
Proprio per contrastare la discriminazione operata nei confronti degli anziani, Stella Rollig (CEO dell’istituzione museale che ospita la mostra) spiega la scelta di esporre immagini di “over 50” che “irradiano forza, bellezza, gioia; la potenza dell’ultimo periodo della propria vita“.
Artisti e opere presentate nel percorso espositivo, curato da Sabine Fellner e visitabile fino a marzo del 2018, pongono la società di fronte a una serie di questioni irrisolte legate alla terza età. Che non va infatti intesa come il semplice processo biologico di invecchiamento, essendo un vero e proprio costrutto culturale che tende anzi a negare la naturalità di questo stadio della vita, alla pari dei precedenti: ne è un esempio l’etichetta “anti-età” con cui si sponsorizzando gran parte dei prodotti dedicati a questa fascia della popolazione.
Proprio a partire da questa evidenza, la curatrice ha quindi pensato a come elaborare diversamente il rapporto tra società e vecchiaia: “Forse abbiamo bisogno che ci venga insegnato a gestire quest’ultimo stadio dell’esistenza? C’è magari un’assenza di modelli appropriati da prendere a riferimento? E l’arte, a tal proposito, può forse offrire concezioni alternative?”
Sono molti, in effetti, gli artisti che hanno continuato – o continuano! – a realizzare opere anche superati gli 80 anni. Dal già citato Pablo Picasso a Daniel Spoerri, passando per Louise Bourgeois e Maria Lassnig, ciascun autore presentato si è cimentato con l’elaborazione di una propria “strategia” per invecchiare al meglio: invece di pensare in termini idealizzati, ottimistici o pessimistici che siano, gli artisti hanno indagato opportunità e limitazioni di questa fase della loro vita, alla ricerca delle sue specifiche qualità.
Dimostrando, con le loro opere se non con lo stesso esempio della loro determinazione, che a proposito della vecchiaia si può essere empatici, critici e persino ironici. Finendo per integrare anche la terza età nella loro poetica e, con questo, invitando “nonni e nipoti” a intraprendere un dialogo tra le generazioni.