Fino al 6 gennaio 2018 la Sala d'Arme di Palazzo Vecchio ospita l'antologica "Silvano Campeggi ‘Nano’ Tra divi e diavoli", riunendo insieme le opere dell'artista noto soprattutto come cartellonista per prestigiose case di produzione italiane e straniere.
Nel corso di una carriera artistica lunga quasi 70 anni, Silvano “Nano” Campeggi è riuscito a legare il proprio nome ad alcune delle più grandi produzioni cinematografiche del Novecento, affermandosi anche come pittore e artista a tutto tondo. Firenze, città che gli ha dato i natali nel 1923, lo omaggia con una mostra antologica allestita nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, celebrando una carriera costruita al fianco della Metro Goldwyn Mayer e di altre case di produzione italiane e straniere.
L’esposizione intende ricostruire tutti i capitoli della produzione di Campeggi, a cominciare proprio dal lungo e fruttuoso legame con il mondo del cinema. Tra il 1946 e 1969, “Nano” fu autore di manifesti e grafiche che hanno contribuito ad accrescere la popolarità e la magia delle pellicole hollywoodiane e dei loro interpreti, immortalando con le sue tempere divi destinati all’eternità come Clark Gable, Marilyn Monroe, Marlon Brando e Audrey Hepburn, oltre a film amatissimi tra cui Via col vento, Casablanca, Cantando sotto la pioggia e West Side Story.
Il percorso espositivo della mostra fiorentina – il cui comitato scientifico è composto da Cristina Acidini, Giorgio Bacci, Luigi Cavallo, Antonio Natali e Carlo Maurizi – riunisce anche opere non direttamente legate all’universo cinematografico.
Sono infatti esposti ritratti, dipinti, visioni frutto della sua “fantasia filologica, in grado di immedesimarsi in stili e iconografie storiche, riattualizzandole in chiave contemporanea”, tra personaggi storici, figure desunte dalla tradizione fiorentina, scene di maternità “raccolte e calibrate“.
A completamento dell’itinerario è stata predisposta una full immersion digitale: realizzata grazie a Art Media Studio, consentirà ai visitatori di calarsi direttamente nel mondo di Nano, entrando nelle sue opere grafiche per prendere parte a un viaggio tra reale e virtuale.