Il successo degli scatti di Draschan è "merito" dei visitatori di mostre e musei: sono loro, seppur inconsapevolmente, a popolare questa personalissima e divertente indagine condotta sala dopo sala.
Non passano inosservate e creano almeno un po’ di “scompiglio” in rete, le fotografie opera dell’artista austriaco Stefan Draschan. Classe 1979 e una sorta di “ossessione” per gli spazi museali, armato della sua fotocamera ha già dedicato decine di scatti all’indagine del rapporto tra visitatori e opere d’arte.
Le sue serie fotografiche, frutto di prolungati processi di osservazione e di fortuiti incontri, restituiscono un ritratto più informale degli spazi museali internazionali, privandoli di quell’austerità e di quella – spesso ossequiosa – distanza che spesso intercorre nel momento della fruizione artistica.
Il risultato del suo lavoro restituisce piuttosto scene divertenti, bizzarre, con qualche accenno di irriverenza, delle quali sono prevalentemente protagonisti involontari gli stessi visitatori, convinti di non essere osservati.
Un esempio riuscito? Il ciclo The Three Graces (da cui è tratto lo scatto qui sopra), nel quale il mitologico terzetto muliebre giunge fino ai giorni nostri per acquisire forme inedite e curiose. Il gruppo scultoreo viene quindi riletto in una versione attualizzata: dalle tre anziane signore dinanzi a un olio su tela del Settecento fino alle immancabili tre amiche intente in un selfie al museo.
[Immagine in apertura: Stefan Draschan, una fotografia tratta dalla serie People matching Artworks]