Uno dei più iconici artisti del secolo scorso è al centro della mostra allestita ad Anversa. Un focus espositivo dedicato al legame fra Joseph Beuys e la città belga, ma anche all’importante ruolo giocato dalla sua poetica nello scenario creativo internazionale.
Fino al 21 gennaio l’M HKA di Anversa fa da cornice a Joseph Beuys – Greetings from the Eurasian, una ricognizione visiva sull’opera dell’artista di origini tedesche, considerato uno dei capisaldi della storia creativa novecentesca. La mostra, curata da Nav Haq, si muove lungo due binari paralleli, che restituiscono una dettagliata panoramica sull’iter artistico di Beuys.
La rassegna prende le mosse dal legame che univa Beuys e la città di Anversa, dove l’artista fu attivo tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento. Proprio qui, il 9 febbraio 1968, Beuys mise in scena la performance Eurasienstab (Eurasian Staff), in collaborazione con Henning Christiansen. Un intervento che ben sintetizza la poetica dell’autore e che influenzò le future generazioni di artisti a livello europeo e non solo.
Il secondo binario su cui si muove la rassegna belga guida il pubblico ad analizzare la figura di Beuys come quella di un artista contrario all’egemonia del Modernismo, proprio a partire dalla performance del 1968. Il concetto stesso di Eurasia chiama in causa il rifiuto di Beuys nei confronti dell’egemonia occidentale, a favore, invece, di un approccio più vicino al misticismo e al culto della natura, in cui Oriente e Occidente diventano soggetti di un dialogo alla pari.
Presentata come la più ampia retrospettiva dedicata dal Belgio all’artista tedesco dagli anni Ottanta a oggi, la mostra riunisce alcuni dei più importanti lavori di Beuys, inclusa una serie di installazioni connesse alle sue azioni performative, come Eurasienstab (Eurasian Staff) (1968) e Honigpumpe am Arbeitsplatz (Honeypump in the Workplace) (1977).
[Immagine in apertura: Joseph Beuys e Henning Christiansen, Eurasienstab, fluxorum organum, 1968]