Quello tra l'arte contemporanea e il Teatro dell'Opera è un rapporto che si protrae per tutto il Novecento, coinvolgendo alcuni dei massimi esponenti dei linguaggi visivi: da Pablo Picasso ad Alberto Burri, a Palazzo Braschi va in scena "lo spettacolo" di scenografie mozzafiato e costumi d'autore, custoditi negli archivi e nelle collezioni romane.
Artisti all’Opera: basta inserire una maiuscola, in una frase di senso comune, per introdurre una storia che invece ha dello straordinario. È quello che fa, già dal titolo, la mostra in corso fino all’11 marzo 2018 a Palazzo Braschi, nel cuore della Roma rinascimentale e barocca.
Qui va in scena – è proprio il caso di dirlo! – lo straordinario spettacolo di scenografie e costumi che hanno saputo creare i maggiori artisti del Novecento per tutto un secolo, alternandosi nelle più famose produzioni del Teatro dell’Opera di Roma.
L’esposizione Artisti all’Opera. Il Teatro dell’Opera di Roma sulla frontiera dell’arte – da Picasso a Kentridge (1880-2017) racconta appunto la storia lungo oltre un secolo dell’istituzione capitolina, attraverso gli allestimenti e i contributi visivi di autori del calibro del Maestro del cubismo, di Alberto Burri e Giorgio de Chirico, di Mario Ceroli e Arnaldo Pomodoro, fino a giungere appunto all’artista sudafricano.
Tutto ha inizio sul finire del XIX secolo, con la prima messa in scena della Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni. Il nuovo secolo verrà poi inaugurato dalla Tosca di Giacomo Puccini, andata in scena proprio nel 1900.
Meno di 30 anni dopo, nel 1928, nascerà ufficialmente il Teatro dell’Opera, dall’acquisizione da parte del Comune dell’allora Teatro Costanzi diretto dalla carismatica Emma Carelli.
Dopo essere stato ribattezzato, il palco capitolino sarà ancora più spesso calcato dagli interventi degli artisti visivi. L’elenco è lungo, ma basti ricordare che nel secondo dopoguerra, quando andrà in scena il balletto di Manuel de Falla Il cappello a tre punte, l’apparato figurativo sarà quello concepito da Pablo Picasso nel 1919.
Durante l’eccezionale fermento degli anni Sessanta, gli artisti si avvicenderanno freneticamente al Teatro dell’Opera: Renato Guttuso (che lavorerà alla Carmen di Georges Bizet e alla Sagra della primavera di Igor Stravinskij), Giacomo Manzù (Oedipus Rex, sempre di Stravinskij), Alexander Calder (Work in progress di Bruno Maderna), seguiti nei decenni successivi da Alberto Burri (suo il Cretto per November Steps, balletto di Minsa Craig del 1972), Mario Ceroli (La fanciulla del West di Puccini, 1980), Arnaldo Pomodoro (Semiramide di Gioachino Rossini, 1982), William Kentridge (Lulu di Alban Berg, andato in scena quest’anno).
Curata da Gian Luca Farinelli con Antonio Bigini e Rosaria Gioia, con la curatela storico-scientifica di Francesco Reggiani e Alessandra Malusardi dell’Archivio Storico e la collaborazione di Anna Biagiotti della Sartoria della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma, la mostra è molto più di una galleria di meraviglie dell’arte scenica.
Grazie alla ricchezza del materiale esposto – costumi e bozzetti, ma anche i filmati d’archivio dell’Istituto Luce, il visitatore potrà ritrovarsi dietro le quinte del teatro stesso, scoprendone l’evoluzione e spiando il lavoro delle maestranze, per conoscere i grandi titoli del teatro lirico in una prospettiva del tutto inedita per il pubblico.