Ampia, collaborativa e mutante: sono queste alcune delle parole scelte per presentare la mostra curata da Stefano Mirti che indaga in Triennale i luoghi del nostro vivere, racconta l’abitazione in maniera inedita. Come esperienza, prima ancora che come luogo.
Ambientazioni fisiche, digitali e social si susseguono nel percorso espositivo di 999. Una collezione di domande sull’abitare contemporaneo, la mostra che la Triennale di Milano ospita a partire da 12 gennaio prossimo.
Ideata e curata da Stefano Mirti e resa possibile grazie al contributo di una rete di 50 co-curatori con competenze eterogenee, l’esposizione si propone come un’indagine corale e articolata delle “nuove – e antiche – ‘esperienze’ legate all’abitare”.
Come ha precisato lo stesso Mirti, il punto di vista oltrepassa l’analisi della casa “intesa come un luogo”, preferendole l’accezione di “esperienza”. Sondando il territorio di confine tra il mondo fisico e quello digitale, 999. Una collezione di domande sull’abitare contemporaneo pone al centro della narrazione il visitatore, chiamato a misurarsi con le differenti declinazioni proposte dai vari soggetti coinvolti.
“È un palinsesto di esperienze italiane significative a cui si affiancano una serie di ospiti internazionali – ha anticipato Mirti – in grado di coinvolgere il pubblico in maniera interattiva e partecipata grazie a una serie di ambientazioni fisiche, digitali e social. Una mostra dove è vietato ‘non toccare’, uno spazio di conversazione, arricchimento, scambio. L’antico proverbio cinese ‘se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco’ viene qui trasformato in una mostra.”
Che resterà aperta fino al 2 aprile 2018.
[Immagine in apertura: Studiolabo, Sandbox. La stanza dei giochi non ha pareti]