Ereditata dal padre, la passione per la fotografia accompagnò l'intero percorso dell'architetto Carlo Mollino. La sua città natale lo omaggia con la più grande e completa mostra mai realizzata sul tema: un viaggio che dalle prime immagini d’architettura conduce fino alle Polaroid degli ultimi anni.
È L’occhio magico di CARLO MOLLINO. Fotografie 1934-1973 l’appuntamento con cui CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino ha scelto di avviare la stagione espositiva nel nuovo anno. Curata da Francesco Zanot e aperta fino al 13 maggio 2018, la mostra ricostruisce il profilo dell’architetto, designer, fotografo torinese focalizzandosi sulla sua produzione fotografica.
Figura in grado di porsi come ideale “ponte” tra il capoluogo piemontese e il resto del Paese, noto anche a livello internazionale, Mollino viene presentato attraverso più di 500 immagini provenienti dall’archivio del Politecnico di Torino.
Fu un rapporto privilegiato quello intessuto da uno dei protagonisti dell’architettura italiana del Novecento con la macchina fotografica, impiegata come strumento di documentazione e archiviazione, a supporto della professione, ma divenuta con il tempo un importante “campo di sperimentazione”.
Ereditata la passione per la fotografia dal padre Eugenio, ingegnere, Mollino si è avvicinato fin da giovanissimo a questo universo, acquisendo piena consapevolezza della tecnica; non a caso, nel 1949, pubblicò Il messaggio dalla camera oscura, un libro che ha contributo alla diffusione della cultura fotografica nel Paese.
La mostra torinese è articolata in 4 sezioni tematiche, ciascuna identificata da una citazione tratta dagli scritti di Mollino. In Mille case emerge l’interesse per il tema dell’abitare, restituito attraverso immagini di edifici – tra cui opere dello stesso architetto – still-life di oggetti domestici, ritratti nei suoi interni progettati, istantanee di viaggi nelle quali sono riconoscibili anche architetture celebri, come il Guggenheim Museum di Frank Lloyd Wright a New York.
Le suggestioni di matrice surrealista identificano le opere di Fantasie di un quotidiano impossibile, che costituisce la sezione “più libera e imprevedibile” della mostra; tra le opere esposte anche una selezione di immagini legate alla pubblicazione Occhio magico, del 1945.
La velocità, il movimento e la dinamica contraddistinguono le fotografie di Mistica dell’acrobazia, molte delle quali dedicate al tema dello sci, del volo – l’architetto era un provetto pilota acrobatico – e dell’automobilismo.
A chiudere il percorso espositivo è L’amante del duca, la sezione più ampia della mostra con oltre 180 fotografie selezionate dedicate al tema del corpo e della posa: dai ritratti femminili agli scatti di sciatori, alcuni dei quali colti in posizioni che individuano la perfezione del gesto tecnico.
Documenti, manoscritti, dattiloscritti originali e una serie di cartoline dal mondo collezionate da Carlo Mollino affiancano le opere fotografiche.
Accompagnata da una pubblicazione edita da Silvana Editoriale, con la riproduzione delle opere in mostra e numerosi saggi di approfondimento, L’occhio magico di Carlo Mollino. Fotografie 1934-1973 resterà aperta fino al 13 maggio.
[Immagine in apertura: Carlo Mollino, Ritratto (senza titolo), 1956-1962 c., Politecnico di Torino, sezione Archivi biblioteca Roberto Gabetti, Fondo Carlo Mollino]