Il terremoto del Belice, cinquant’anni dopo

20 Febbraio 2018

Melo Minnella, Gibellina, 1968

Tra le pagine di storia che la Sicilia – e l’Italia intera – non possono dimenticare, senza dubbio rientra anche quella legata al devastante terremoto del Belìce. Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968, un violento sisma sconvolse le province di Trapani, Agrigento e Palermo, causando la perdita di centinaia di persone e gravissimi danni al patrimonio edilizio e infrastrutturale.
Fino al 13 marzo, la Fondazione Sant’Elia di Palermo ospita Pausa sismica. Cinquant’anni dal terremoto del Belìce. Vicende e visioni, una mostra che intendere riannodare i fili della memoria, in occasione appunto del cinquantenario del tragico evento.

Curato dalla Fondazione Orestiadi e coprodotto dalla Fondazione Sant’Elia, in collaborazione con il Comune di Gibellina, il progetto espositivo impiega una pluralità di medium artistici per ricostruire il dramma del terremoto e gli inevitabili mutamenti che lo seguirono. Snodandosi attraverso sezioni tematiche, la mostra procede dalla cronaca fino al processo di ricostruzione,  presentando anche il progetto urbanistico per Gibellina Nuova e i bozzetti del Grande Cretto di Burri.
La narrazione intercetta pittura, scultura, teatro, foto, video, poesia, musica, architettura e installazioni contemporanee, riunendo – tra le altre opere – gli scatti dei fotografi come Brai, Giaramidaro, Minnella, Scafidi; i video d’epoca; il reportage di Letizia Battaglia nella baraccopoli; i dipinti di Guttuso, Schifano, Rotella, Scialoja; i frammenti di scenografie di Pomodoro, Paladino, Consagra, Isgrò per le Orestiadi e molto altro ancora.

[Immagine in apertura: Melo Minnella, Gibellina, 1968]