La storia della dama e l’unicorno, nei più famosi arazzi del Medioevo

11 Febbraio 2018


Non tutti i capolavori dell’arte sono dipinti, o sculture. Le Fiandre, per esempio, tra Quattrocento e XVI secolo hanno prodotto alcuni arazzi che non hanno nulla da invidiare, per bellezza e ricchezza della rappresentazione, a un affresco o un bronzo monumentale.
È questo il caso del ciclo di arazzi de La dama e l’unicorno, tessuti attorno al Cinquecento a partire da cartoni preparatori realizzati a Parigi, che si troveranno fino al prossimo 24 giugno esposti presso la Art Gallery of New South Wales di Sydney, in Australia.
Oltre alla particolarità delle sei opere in sé, a rendere degna di nota l’esposizione è anche la rarità dello stesso viaggio intrapreso dagli arazzi per essere esposti: in 500 anni di storia, hanno varcato i confini francesi appena tre volte.

Cosa rende così famosi ed emozionanti questi arazzi? Non potremmo spiegarlo meglio di come ha fatto la vice-direttrice dell’istituzione museale australiana. Nata in Francia, Maud Page ha visto per la prima volta la serie di opere quando era una bambina: “Ero affascinata dalle deliziose figure umane e dai tanti animali incantati, tanto che le scene sono rimaste nella mia memoria da allora“.

Tra le tante qualità di questi capolavori, a intrigare tuttora il pubblico di tutto il mondo – e la scrittrice Tracy Chevalier, che su questi arazzi ha incentrato un suo romanzo – è infatti la peculiarità dei temi rappresentati: i soggetti sono esclusivamente femminili, silenziosi e accompagnati dal leggendario unicorso; ciascun arazzo simboleggia un senso, al cui quinquetto si aggiunge la più misteriosa delle scene, che riporta l’enigmatica iscrizione “À mon seul désir” (Al mio solo desiderio) proprio quando, per la prima volta in tutto il ciclo, la dama sorride.
Qual è il solo desiderio che la dama vuole seguire? Forse quello della ragione e della pura consapevolezza, dopo che ha sperimentato – e in qualche modo superato – la conoscenza del mondo derivata dai sensi. Ma le intepretazioni si sono susseguite nei secoli, rendendo l’intera opera una delle più seducenti della storia dell’arte.