Il Petit Palais ospita una mostra dedicata al fervido dialogo artistico che coinvolse Francia e Olanda tra l’epoca napoleonica e l’inizio del Novecento.
È un “botta e risposta” affascinante quello che anima la rassegna Dutch artists in Paris, 1789-1914, allestita fino al 13 maggio negli ambienti del Petit Palais parigino. Curata da Mayken Jonkman, Edwin Becker, Stéphanie Cantarutti e Christophe Leribault, la mostra sottolinea la decisiva influenza del clima culturale della Ville Lumière sugli artisti provenienti dai Paesi Bassi.
A partire dal 1850, infatti, la presenza degli artisti olandesi a Parigi fu davvero rilevante, a riprova del grande richiamo esercitato dalla frizzante metropoli nei confronti delle generazioni che risiedevano all’estero: questi trovarono nella capitale di Francia una inesauribile fonte di ispirazione oltre, in alcuni casi, a una nuova dimora.
Se artisti olandesi come Jacob Maris o George Hendrik Breitner portarono in patria le suggestioni pittoriche assorbite a Parigi, certamente anche i colleghi francesi seppero trarre il massimo dalla lezione olandese: ne sono un esempio gli stili di Jongkind e van Gogh, molto amati nell’ambiente parigino ed emblema dell’eccezionale forza creativa proveniente dal Paese del Nord Europa.
Il dialogo che ne risulta affonda dunque le radici in uno scambio continuo, che fu alla base delle tante rivoluzioni pittoriche verificatesi nell’arco di un secolo e che permette di considerare i capolavori di Géricault, David, Corot, Millet, Cézanne, Signac e Monet come dei modelli di riferimento per gli olandesi Ary Scheffer, Van Dongen e Mondrian.
[Immagine in apertura: Vincent van Gogh, Montmartre: Windmills and Allotments, 1887, Van Gogh Museum (Vincent van Gogh Foundation), Amsterdam]