A cinquant’anni di distanza dagli eventi del’68, la GAM di Torino ospita una mostra interamente dedicata alla pittura di Renato Guttuso, tra gli autori che con più convinzione - e straordinari risultati - hanno sostenuto il ruolo di denuncia politica dell'arte contemporanea.
Sono trascorsi 50 anni esatti dagli eventi del 1968 e per l’occasione la GAM di Torino intitola un’ampia retrospettiva a un pittore che, più di altri, ha lasciato un segno nel dibattito riguardante i legami tra arte e società sullo sfondo degli anni Sessanta. Stiamo parlando di Renato Guttuso, cui è dedicata la rassegna ospite della sede torinese fino al 24 giugno.
Curata da Pier Giovanni Castagnoli, con la collaborazione degli Archivi Guttuso, la mostra riunisce una sessantina di opere provenienti da musei e collezioni pubbliche e private europee, ponendo l’accento sulle tele di soggetto politico e civile realizzate da Guttuso tra la fine degli anni Trenta e la metà degli anni Settanta.
Secondo Guttuso, l’arte doveva svolgere una funzione civile e le opere in mostra testimoniano la fedeltà del pittore a questa linea di condotta: da Fucilazione in campagna del 1938, ispirato all’esecuzione di Federico Garcia Lorca e al tema delle lotte per la libertà; alla condanna della violenza nazista che risuona in Gott mit uns (1944); da Vietnam (1965) a i Funerali di Togliatti (1972), le prese di posizione di Guttuso verso le dinamiche e le vicende del proprio tempo compongono un fil rouge netto e coerente.
A riprova del talento pittorico di Guttuso, le opere di respiro politico-sociale sono affiancate da ritratti e autoritratti, nature morte, paesaggi, nudi, scene di conversazione e vedute di interno, eseguiti nei medesimi anni. L’obiettivo, come sottolineato dal curatore, è “saggiare, attraverso il confronto dei diversi orizzonti immaginativi, l’intensità dei risultati raggiunti su entrambi i versanti ideativi su cui si è esercitato il suo impegno di pittore”.
[Immagine in apertura: Renato Guttuso, Boogie-woogie, 1953, Rovereto, Mart – Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto Collezione VAF – Stiftung]