Circa 230 opere, tra silografie policrome e dipinti su rotolo, presentate secondo sette percorsi tematici: questi i numeri di "Hiroshige – Visioni dal Giappone", tra le mostre di punta della nuova stagione espositiva romana. Alle Scuderie del Quirinale, fino al 27 luglio.
Roma e Bologna: sono queste le due città in cui farà tappa, per l’intero corso del 2018, la monografica Hiroshige – Visioni dal Giappone, ideale estensione dell’apprezzato programma culturale con cui l’Italia ha celebrato, nel 2016, il 150esimo anniversario dell’avvio dei rapporti bilaterali con il Paese del Sol Levante.
Alla Scuderie del Quirinale prima – fino al 27 luglio – e nelle sale espositive del Museo Archeologico poi – dal 21 settembre 2018 al 3 febbraio 2019 – la mostra aprirà un varco nella sensazionale produzione di uno dei più influenti artisti giapponesi di metà Ottocento.
Vissuto tra il 1797 e il 1858, Utagawa Hiroshige lega il proprio nome e la propria fama alle suggestive illustrazioni di paesaggi e vedute del Giappone. La sua patria, immortalata nelle quattro stagioni e in varie condizioni atmosferiche, può essere considerata uno dei temi di riferimento della sua intera produzione.
Una preferenza che rispecchia i principi culturali della sua epoca, quando lo studio e la restituzione anche artistica del Giappone vennero elevati a “fonte di conoscenza del territorio ed elemento fondamentale nella costruzione del legame nazionale“.
Curata da Rossella Menegazzo e da Sarah E. Thompson, Hiroshige – Visioni dal Giappone costituisce un’occasione privilegiata per immergersi nelle atmosfere del Giappone antico, restituito attraverso circa 230 opere, tra silografie policrome e dipinti su rotolo, divise in 7 percorsi tematici; immancabili le silografie del Mondo Fluttuante.
I lavori esposti, dai quale emerge anche l’innovativo contributo operato dall’artista nel filone classico della raffigurazione del paesaggio, hanno esercitato una specifica influenza su alcuni dei più significativi autori europei dell’Ottocento: è il caso di van Gogh, Monet, Degas e Toulouse Lautrec.
Hiroshige, infatti, si fece conoscere per la sua peculiare tecnica sia a livello compositivo che cromatico. Le sue opere sono contraddistinte da campiture piatte di colore e dal gioco di linee curve e spezzate; l’asimmetria della composizione è accompagnata dalla scelta di posizione, in primissimo piano, elementi di grandi dimensioni, come in una sorta di esagerato close-up fotografico, lasciando tutto il resto, in piccolo, sullo sfondo.
Per l’intero periodo di apertura, Hiroshige – Visioni dal Giappone sarà affiancata da un ricco carnet di iniziative collaterali. In collaborazione con l’Istituto Giapponese di Cultura a Roma sarà possibile prendere parte a dimostrazioni, laboratori, corsi tematici e conferenze – appuntamenti destinati a un pubblico di tutte le età – finalizzati all’approfondimento delle tradizioni culturali e artistiche del Giappone: dalle immagini del Mondo Fluttuante fino alla grafica e illustrazione contemporanea che, proprio nell’ukiyo-e, affondano le proprie radici.
[Immagine in apertura: Hiroshige, Pesca di ayu nel fiume Tama, 1844-1847]