Tre sedi espositive torinesi fanno da cornice a una rassegna che punta i riflettori sulla vulnerabilità del patrimonio culturale e sull’urgenza di salvaguardare i tesori che lo compongono.
Si muove lungo il confine tra passato e presente la mostra che, dal 9 marzo al 9 settembre, animerà tre sedi espositive torinesi. Il Museo Egizio, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e i Musei Reali aprono le porte ad Anche le statue muoiono, la rassegna nata dal progetto scientifico dei curatori Irene Calderoni, Stefano de Martino, Paolo Del Vesco, Christian Greco, Enrica Pagella, Elisa Panero e ispirata al titolo del documentario realizzato dal regista francese Alain Resnais nel 1953.
Il cuore pulsante della mostra è il tema, quanto mai attuale, della vulnerabilità e della distruzione sistematica del patrimonio culturale, così come l’urgenza di garantirne la protezione e la salvaguardia. L’intero progetto, suddiviso fra le tre sedi, ruota attorno ad altrettanti nuclei: la distruzione e il saccheggio, il potere delle immagini e il ruolo dei musei, dando forma, così, a una narrazione visiva che chiama in causa passato e presente, posti in dialogo grazie all’accostamento di reperti antichi e opere contemporanee, realizzate soprattutto da artisti originari di Paesi in cui i conflitti hanno messo a repentaglio il patrimonio.
Il Museo Egizio accoglie per la prima volta lavori contemporanei ‒ installazioni, video, fotografie ‒ affiancandoli a reperti millenari e ponendo l’accento su artisti del calibro di Mimmo Jodice, Kader Attia, Liz Glynn e Ali Cherri.
Attia è protagonista, insieme a Mark Manders, Simon Wachsmuth e Lamia Joreige, anche nella sede della Fondazione Sandretto Rebaudengo ospite, fino al 29 maggio, di un’indagine sull’archeologia, il colonialismo, le relazioni tra culture e l’identità nazionale.
Ci sarà tempo fino al 3 giugno, invece, per ammirare i reperti archeologici e le opere d’arte in mostra ai Musei Reali: dai rilievi assiri all’arte cipriota e romana fino alla pittura di Rogier van der Weyden, senza dimenticare l’installazione contemporanea di Mariana Castillo Deball, nel Salone delle Guardie Svizzere di Palazzo Reale e le riprese che documentano la recente attività di ricerca e di recupero condotta dal Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino in Iraq.
[Immagine in apertura: Simon Wachsmuth, The Battle of Alexander]