Palazzo Te ospita una mostra che ripercorre le vicende dell’artista russo, autore di scatti entrati nella storia della fotografia grazie a un metodo e a uno stile d’avanguardia.
È uno degli artisti novecenteschi che più hanno contribuito a rivoluzionare l’approccio alla fotografia, e alla creatività in genere, attraverso un costante interesse verso la sperimentazione e l’apertura al nuovo. Stiamo parlando del protagonista di Alexander Rodchenko. Revolution in photography, la mostra allestita a Mantova, a Palazzo Te, fino al 27 maggio.
Circa 150 fotografie, tratte dai negativi originali degli anni Venti e Trenta, animano una rassegna che intende mettere in luce il talento dell’artista nel sondare le potenzialità di svariati linguaggi visivi ‒ dalla pittura al design, dal cinema al teatro, dalla tipografia all’arte dello scatto ‒ inscrivendosi nel clima di grande fermento dell’Avanguardia del secolo scorso.
Considerato dalla critica “il padre della fotografia sovietica”, Rodchenko diede vita a un vero e proprio “metodo” di produzione delle immagini, che includeva la composizione diagonale da lui scoperta, la prospettiva scorciata, l’ingrandimento dei dettagli e l’uso di punti di ripresa insoliti dal basso verso l’alto e viceversa, dando così vita a un modo di fare fotografia destinato a diventare un modello per intere generazioni di artisti.
L’energia della città, la bellezza derivante dalle tecnologie e dalle architetture moderne, il teatro, l’industria, lo sport e il circo sono i temi cardine attorno a cui ruotano gli scatti di Rodchenko, che scriveva: “Io ho creato oggi per poi, domani, cercare il nuovo, anche se esso sembrerà nulla in confronto a ciò che è stato fatto ieri. In compenso dopodomani supererò ciò che è stato fatto oggi”.