11 Marzo 2018
È dedicata alle trasformazioni del linguaggio visivo di Joan Miró, la rassegna che sta per aprire i battenti a Padova, tra le sale di Palazzo Zabarella. Siglando il debutto italiano di una collezione dalla storia travagliata.
L’attesa è appena terminata, per l’apertura di Joan Miró: Materialità e Metamorfosi, la mostra ospite di Palazzo Zabarella, a Padova, fino al prossimo 22 luglio. Una retrospettiva che ripercorre ben sei decenni di carriera dell’artista catalano, esponendo per la prima volta al di fuori dei confini portoghesi le opere della Collezione Miró, la cui storia merita attenzione.
Di origini recenti, la raccolta è stata protagonista di una serie di vicissitudini degne di rilievo. Dopo essere state acquistate da un’importante collezione privata giapponese tra il 2004 e il 2006, le opere che la compongono diventarono proprietà del Banco Português de Negociós il quale, nel 2008, venne nazionalizzato dallo Stato portoghese; in forti difficoltà economiche, il governo nazionale decise di metterle sul mercato.
Incaricata della vendita, nel 2014 Christie’s organizzò l’asta presso la sede di Londra. Le conseguenti proteste determinarono la cancellazione dell’asta e la decisione di far rimanere le opere in Portogallo.
Esposti pubblicamente per la prima volta al Museo Serralves di Porto, tra il 2016 e il 2017, i capolavori di Miró attirarono una folla di oltre 240mila visitatori, approdando ora a Padova dopo un’ulteriore mostra al Palazzo Nazionale Ajuda di Lisbona. Realizzate fra il 1924 e il 1981, le ottantacinque opere spaziano dalla pittura al collage, dal disegno alla scultura all’arazzo, testimoniando la grande abilità di Miró nel dare forma alla materia usando tecniche diverse.
Materialità e metamorfosi costituiscono quindi i due capisaldi della poetica dell’artista che, nell’arco della sua carriera, non smise di sperimentare, utilizzando una vastissima gamma di supporti e strumenti: la tela, la carta da parati, la pergamena, il vetro, la iuta, il sughero, il rame, la carta catramata, ma anche l’olio, i colori acrilici, i gessi, i pastelli, la tempera all’uovo e l’inchiostro di china.
[Immagine in apertura: Joan Miró, Apparitions, 30 ago 1935. Filipe Braga, © Fundação de Serralves, Porto. Per tutte le opere di Joan Miró ©Successió Miró by SIAE 2018]