La città olandese ospita una mostra di grande impatto, dedicata alla potenza visiva della scultura iperrealista. Dagli anni Sessanta all’epoca attuale.
Dal 10 marzo al primo luglio, la Kunsthal di Rotterdam fa da cornice a una mostra che promette al pubblico una carrellata di opere davvero suggestive. Hyperrealism Sculpture, questo il titolo della rassegna, affianca 35 interventi scultorei realizzati da 28 artisti in un arco di tempo compreso fra gli anni Sessanta e i giorni nostri, accomunati dalla componente iperrealista.
Organizzata attorno a 5 nuclei tematici, la mostra si inscrive nel solco della precedente ‒ Hyperrealism. 50 years of painting ‒, alzando il sipario sulla terza dimensione e sulle potenzialità ad essa connesse. Il racconto visivo prende il via dagli anni Sessanta, epoca in cui artisti del calibro di Duane Hanson, John DeAndrea, Paul McCarthy e Daniel Firman diedero vita a sculture in scala 1:1, replicando la fisicità umana attraverso l’uso di tecniche e materiali complessi.
Le proporzioni sono al centro delle ricerca condotta dagli artisti degli anni Novanta, fra i quali Ron Mueck, Marc Sijan e Sam Jinks, che scelsero di ridurre o aumentare drasticamente le dimensioni delle proprie figure. Le conseguenti distorsioni percettive trovarono terreno fertile nella poetica di Evan Penny, Patricia Piccinini, Tony Matelli e Berlinde de Bruyckere, mentre artisti come Maurizio Cattelan, Robert Gober, John Davies e Peter Land hanno scelto di concentrarsi sulle singole parti del corpo, tra ironia e inquietudine.
[Immagine in apertura: Tony Matelli, Josh, 2010, Collection of the artist]