La città emiliana si prepara ad accogliere una mostra-omaggio, che celebra la produzione creativa del pioniere della graffiti art cinese.
C’è grande attesa per l’inaugurazione ‒ il prossimo 23 marzo ‒ della rassegna Meta-Morphosis, la prima antologica italiana dedicata a Zhang Dali, artista cinese conosciuto in tutto il mondo per aver introdotto nel suo Paese d’origine i dettami della graffiti art.
Un omaggio che rinnova il profondo legame tra Bologna e Dali, che proprio nella città emiliana visse dal 1989 al 1995.
Ospite di Palazzo Fava sino al 24 giugno, la mostra offre al pubblico ben 220 opere, che spaziano dalle sculture ai dipinti, dalle fotografie alle installazioni, confermando l’inesauribile vena creativa di Dali. Pittore, scultore, performer e fotografo, l’artista cinese da sempre utilizza il proprio talento per narrare le profonde contraddizioni e i veloci cambiamenti che caratterizzano il suo Paese d’origine.
Il titolo stesso dell’esposizione ‒ Meta-Morphosis ‒ pone l’accento sulla componente di mutevolezza che accompagna non solo la società cinese, ma lo scenario globale.
La mostra alza il sipario sugli esordi di Dali, accogliendo gli spettatori con i dipinti della serie Human World, realizzati negli anni Ottanta, per poi cedere “la parola” a opere di forte valenza storico-sociale; in quest’ambito rientrano gli scatti riuniti in Dialogue and Demolition, il documentario One Hundred Chinese, i 100 pannelli di A Second History e la monumentale installazione Chinese Offspring (nell’immagine in apertura), sculture in vetroresina dei mingong, lavoratori sottratti alle campagne nella Cina post-maoista.
Emblematiche le parole di Fabio Roversi Monaco, presidente di Genus Bononiae. Musei nella Città: “L’arte di Zhang Dali, pur confrontandosi con un orizzonte spazialmente e temporalmente circoscritto, diventa inevitabilmente una riflessione sulla condizione umana tout court: una dimensione in cui corporeità e spiritualità sono profondamente intrecciate e che, indipendentemente dalle differenze religiose, politiche, sociali, rivelano l’appartenenza di ciascuno di noi ad un’unica comunità umana”.