Da "Ossessione nel Delta del Po" di Luchino Visconti a "Paisà" di Roberto Rossellini, fino a documentari, sceneggiati, programmi televisivi: l'area del Polesine, lì dove il Po incontra l'Adriatico, è stata ampiamente scelta dal cinema come paesaggio ideale per ambientare storie e vicende di diversa natura. Una mostra in apertura a Rovigo racconta ora proprio questa relazione tra identità geografica e settima arte.
Attraverso la mostra CINEMA! Storie, protagonisti, paesaggi, le sale espositive di Palazzo Roverella, a Rovigo, accolgono i visitatori invitandoli a compiere una sorta di viaggio alla scoperta delle connessioni tra la settima arte e il Delta del Po. È, infatti, proprio il luogo in cui il Grande Fiume italiano confluisce nel mare, confondendosi con l’Adriatico, ad animare questo progetto espositivo curato Alberto Barbera e promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova con Accademia dei Concordi e Comune di Rovigo.
Non solo grande firme ampiamente riconosciute anche a livello internazionale, come Luchino Visconti, Roberto Rossellini, Michelangelo Antonioni, Mario Soldati, Pupi Avati, Ermanno Olmi e Carlo Mazzacurati, ma anche autori meno noti si sono lasciati ispirare dalla peculiare dimensione – e dalle suggestioni – della zona del Polesine. Ammonterebbero anzi a circa 500 le produzioni – tra film, documentari, fiction televisive – girate in questo speciale lembo d’Italia nel corso dei decenni.
Una “singolare preferenza”, dunque, in merito alla quale la mostra intende offrire un’occasione narrativa e di approfondimento, riunendo insieme una pluralità di opere. Il percorso è infatti definito da diverse tipologie di materiali – sia le versioni originali esposte sia i duplicati – come stampe, ingrandimenti, foto di scena e di set, manifesti, locandine e materiali pubblicitari, documenti originali, sceneggiature, materiali d’archivio, videomontaggi di sequenze di film, documentari e sceneggiati TV, interviste filmate ai protagonisti.
A chiarire gli obiettivi di CINEMA! Storie, protagonisti, paesaggi è stato lo stesso curatore, sottolineando come la mostra “si propone di ricostruire la storia del rapporto intenso, profondo e originale che si è instaurato in oltre ottant’anni di intensa frequentazione fra un territorio dalle caratteristiche pressoché uniche e i cineasti italiani, dando vita a opere indimenticabili destinate a rimanere nella storia del cinema“.
[Immagine in apertura: Sofia Loren sul set de La Donna del Fiume, regia di Mario Soldati, 1955]