A 200 anni dalla prima rappresentazione al San Carlo di Napoli, la famosa opera rossiniana ritorna al teatro partenopeo per celebrare i 150 anni dalla morte del compositore pesarese. In una messinscena inedita.
Quello che si celebrerà nei giorni dal 15 al 18 e poi il 20 marzo, al Teatro San Carlo di Napoli, sarà un doppio anniversario: ricorrono in questo mese sia i 200 anni dalla prima rappresentazione del Mosè d’Egitto di Gioacchino Rossini, andata in scena proprio al San Carlo il 5 marzo 1818, sia i 150 anni dalla morte del compositore pesarese, avvenuta a Parigi il 13 novembre 1868.
La quarta gemma fra i nove capolavori che Rossini scrisse nei suoi “anni napoletani” andrà in scena, per l’occasione, con un allestimento molto originale – mai presentato in Italia – della Welsh National Opera, per la regìa di David Pountney.
“La mia messinscena sarà molto semplice, astratta”, ha spiegato il celebre regista britannico. “Non ci sarà il deserto, e il Mar Rosso sarà evocato da rimandi iconografici. Il palcoscenico è sormontato da due grandi muri, uno rosso e uno blu, colori molto intensi che fanno pensare alle cromìe di Chagall. La sua pittura ha raffigurato molti soggetti sacri. Ma ho voluto evocare anche Rothko, i cui contrasti di colore rappresentano l’eterna lotta antagonistica tra due forze, tra il bene e il male. Ma chi stabilisce dove è il bene e dove il male? Per me quest’opera ci parla sempre di un conflitto tra politica e religione”.