Con il dipinto Sacra Conversazione di Konrad Witz, fino al primo luglio prosegue al Museo e Real Bosco di Capodimonte il format museale "L'Opera si racconta". In contemporanea il medesimo ciclo debutta alla Reggia di Monza, con l'esposizione del Cristo in Croce del fiammingo Van Dyck.
È la Sacra conversazione del pittore tedesco Konrad Witz – tra gli artisti più attivi in Germania nel Quattrocento, noto per sue le figure solide e voluminose riccamente panneggiate, oltre che per l’interesse verso le distorsioni ottiche e le fughe prospettiche – il dipinto scelto per il terzo appuntamento del ciclo L’Opera si racconta.
Prosegue dunque, con un “dialogo” tra questo lavoro e due manoscritti risalenti ala metà del XV secolo, provenienti dalla sezione “Manoscritti e Rari” della Biblioteca nazionale di Napoli, il progetto espositivo basato su mostre-focus del Museo e Real Bosco di Capodimonte. Obiettivo dell’iniziativa è “dar voce a dipinti, sculture e oggetti d’arte presentate al pubblico in relazione con altre opere o documenti, in grado di spiegarne il contesto in uno spazio dedicato“.
In Sacra Conversazione Witz non fa riferimento a un evento biblico; piuttosto sviluppa un tema iconografico proprio del XV secolo, con la rappresentazione della Madonna con il Bambino Gesù circondati dai santi.
I tomi Horae Beatae Mariae Virginis Secundum usum rothomagensis, Heures à l’usage de Rouen, composto da 214 fogli di cui 40 in grandi miniature, e Horae Beatae Mariae Virginis, Livre d’Heures, formato da 181 fogli di cui 8 in grandi miniature, eccezionalmente affiancati al dipinto, intendono dimostrare lo stretto legame intercorso nel XV secolo fra la pittura su tavola e la miniatura.
In contemporanea con l’esposizione partenopea, in virtù dell’accordo siglato tra il Museo e Real Bosco di Capodimonte e la Reggia di Monza, fino al 20 maggio il Cristo in Croce del pittore fiammingo Van Dyck sarà esposto nella Cappella Reale della Reggia lombarda. Dopo questa prima occasione, l’intero ciclo de L’Opera si racconta verrà progressivamente presentato anche nella struttura guidata da Piero Addis, che ha scelto di aderire alla formula introdotta nel capoluogo campano dal direttore Sylvain Bellenger.
In questo modo dopo Napoli, anche a Monza sarà possibile studiare una singola opera
legandola al contesto di origine, attraverso il dialogo con documenti coevi o altre opere.