I mondi fluttuanti di Calder, a Palazzo Medici Riccardi

30 Aprile 2018

Alexander Calder, Standing mobile, 1974, metallo dipinto, Palazzo Collicola Arti Visive - Museo Carandente Spoleto. Copyright Fototeca Servizio Musei, archivi e biblioteche della Regione Umbria

Da Spoleto a Firenze, sempre nel segno di Alexander Calder.
Fino al 29 luglio, la mostra Tutti i mondi di Calder convoglia nelle sale espositive di Palazzo Medici Riccardi, nel centro storico fiorentino, opere e documenti che attestano il legame speciale tra uno dei più grandi scultori del Novecento e la città umbra, internazionalmente nota come sede del prestigioso Festival dei Due Mondi.
A Spoleto, Alexander Calder donò un cospicuo numero di opere, sancendo anche con la produzione di un’opera monumentale come il Teodelapio – posizionata nel piazzale antistante la stazione ferroviaria cittadina – il grande amore verso questa terra, nella quale trascorse diversi periodi della sua vita.

Curata da Gianluca Marziani, direttore artistico di Palazzo Collicola Arti Visive di Spoleto, prodotta e organizzata dall’Associazione Culturale MetaMorfosi, la mostra intende ricostruire, in un racconto unico nel suo genere, la storia del connubio ineguagliato tra questo artista e la città d’arte umbra, a partire dalla figura di Giovanni Carandente.
A questo studioso si deve infatti, nel 1962, Sculture nella città, la prima mostra al mondo di opere pubbliche in un borgo antico. L’evento vide coinvolti numerosi professionisti, tra cui l’architetto Alberto Zanmatti, che si occupò di integrare le grandi sculture tra vicoli e pietre medievali di Spoleto, e il fotografo Ugo Mulas che documentò l’esperienza, “cogliendone la natura giocosa e circense“.

Nel percorso espositivo, accessibile fino al 29 luglio, sono incluse opere appartenenti in larga parte al patrimonio spoletino di Palazzo Collicola Arti Visive (Galleria Civica d’Arte Moderna fino al 2009), alle quali vanno ad aggiungersi la gouache di Alberto Zanmatti e due gouache di Giorgio Facchi.
Opere scultoree, lettere, disegni privati, bozzetti in anteprima, gioielli, fotografie dell’artista al lavoro  litografie dei cosiddetti stabiles e altre invenzioni di Calder permetteranno di cogliere il senso profondo di una relazione irripetibile: “Il legame tra Calder e Spoleto, cuore tematico del progetto – ha spiegato Marziani – ci racconta di anni sperimentali e liberatori, di artisti che inventavano immaginari, di vicende bellissime in un’Italia spontanea e ottimista. Non una semplice mostra ma un viaggio sentimentale che ha il sapore delle storie indimenticabili”.

[Immagine in apertura: Alexander Calder, Standing mobile, 1974, metallo dipinto, Palazzo Collicola Arti Visive – Museo Carandente Spoleto. Copyright Fototeca Servizio Musei, archivi e biblioteche della Regione Umbria]