Per la prima volta il Regno Unito ospita una mostra che esplora la complessa relazione tra moda e Natura, anche in termini di impatto ambientale, prendendo in esame un arco temporale dal 1600 a oggi.
Scorrendo la lista dei 300 pezzi ‒ tra cui esemplari intriganti o innovativi, altri controversi ‒ selezionati in occasione della nuova mostra del Victoria & Albert Museum di Londra, già si può iniziare a cogliere la portata di un progetto espositivo inedito per il Regno Unito. Con Fashioned from Nature, visitabile fino al prossimo gennaio, la prestigiosa istituzione ha infatti deciso di delineare una storia delle connessioni tra moda e Natura: dalla scena contemporanea si compie un balzo indietro nel tempo, fino al Seicento.
Obiettivo della rassegna è sollecitare il visitatore ad acquisire una maggiore consapevolezza nei confronti dei temi del vestire: ricoprire il corpo di abiti è un’esigenza alla quale, fin dall’antichità, si è risposto con soluzioni sempre più adeguate, comode e in grado di adattarsi al clima e al contesto sociale, ma in quale modo questo legittimo bisogno ha inciso sugli equilibri del pianeta?
I processi tessili moderni e la domanda costante di materie prime, da impiegare nella realizzazione di abiti e accessori, come stanno danneggiando l’ambiente, provocando anche prese di posizione da parte di gruppi di attivisti internazionali? E, ancora, come stanno intervenendo i designer, sul fronte della creazione, per rendere l’industria della moda più sostenibile e meno impattante?
Sono questi alcuni dei quesiti presi in esame dalla mostra londinese, che consente di compiere un viaggio nella moda a cavallo tra quattro secoli alla scoperta di metodi, tecniche, espedienti, oltre che di nomi attualmente impegnati nello sviluppo di materiali alternativi, mossi dalla volontà di compiere un’inversione di tendenza.
La Natura, dunque, non viene solo indagata come forza ispiratrice di forme e colori e punto di riferimento costante per generazioni di stilisti, sarti e fashion designer, o nell’accezione di fonte primaria ‒ come testimonia anche la “rassegna” di fibre e tessuti, disposti in rigoroso ordine cronologico di creazione.
La mostra, infatti, ne propone anche una lettura alternativa, poiché intende sondare lo scenario contemporaneo anche a caccia di idee dal grande potenziale in un’ottica di recupero: dal tessuto derivato dai rifiuti di agrumi italiani agli abiti in plastica riciclati messi in vendita dalla grande distribuzione.
[Immagine in apertura: Mantella da donna, Auguste Champol, c. 1895]