A lungo considerato un’opera di Lorenzo di Credi, il piccolo dipinto conservato dal Worcester Art Museum, in Massachusetts, è stato recentemente attribuito a un giovane Leonardo da Vinci.
Le vicende che accompagnano il piccolo dipinto custodito dal Worcester Art Museum, in Massachusetts, affondano le radici nel passato e testimoniano tutta la complessità, il fascino e i misteri sottesi all’attribuzione di un’opera d’arte.
Il dipinto in questione, raffigurante un miracolo di San Donato d’Arezzo, è stato attribuito per decenni al fiorentino Lorenzo di Credi, allievo del Verrocchio, Maestro che dirigeva la bottega cui fu commissionata la predella alla quale la piccola tavola apparteneva.
La predella della pala che tuttora adorna l’altare del Duomo di Pistoia fu poi tagliata in tre parti vendute separatamente durante il periodo napoleonico: una è andata persa, l’altra fu acquisita dal Louvre e la terza è approdata appunto al Worcester Art Museum. Considerata un’opera leonardesca fin dagli anni Trenta, quest’ultima, negli anni Settanta, fu poi attribuita a Lorenzo di Credi, che, al pari di Leonardo, era attivo nella bottega del Verrocchio.
A sparigliare nuovamente le carte, una ventina di anni fa, è stato un gruppo di curatori statunitensi, fra i quali Rita Albertson, chief conservator presso il Worcester Art Museum, che individuarono nella resa psicologica di San Donato e negli effetti coloristici della sua veste la mano di un Leonardo poco più che ventenne, impiegato nella bottega del Verrocchio.
Una serie di esami approfonditi attraverso speciali tecniche di indagine e il confronto con altre opere leonardesche hanno portato ad attribuire al Maestro toscano il dipinto oggi conservato oltreoceano, che fino al 3 giugno è al centro di una mostra – proprio al Worcester Art Museum – per presentare al pubblico l’affascinante percorso che ha condotto a questa ambiziosa attribuzione.