Ian Cheng non crea opere, ma interi universi virtuali. Mondi popolati da esseri dotati di caratteristiche, comportamenti e persino obiettivi autonomi che, per questo, sfuggono sin dalla loro creazione al controllo dell'artista. Le infinite evoluzioni di uno di questi mondi sono ora osservabili all'Espace Louis Vuitton di Venezia, in una videoproiezione che non presenterà mai al pubblico lo stesso scenario ripetuto.
Terzo capitolo per il progetto Beyond the walls della Fondation Louis Vuitton, il cui programma presenta di volta in volta opere inedite della collezione presso gli omonimi Espace diffusi tra Tokyo, Venezia, Monaco e Pechino, con l’intento di rendere accessibile l’arte a un pubblico non specialista.
Fino al prossimo 25 novembre, lo spazio in laguna ospiterà Emissary Forks At Perfection, seconda creazione della trilogia Emissaries realizzata dall’artista americano Ian Cheng.
Da provetto “millennial” – essendo classe 1984 – l’autore si cimenta dal 2010 con le tecnologie digitali, di cui sfrutta il potenziale a livelli davvero inediti anche all’interno del variegato panorama contemporaneo. Cheng ha dato vita infatti a simulazioni digitali che si autogenerano, presentate poi nel format di grandi proiezioni audiovisive.
Ricorrendo alle scienze cognitive – che l’artista ha studiato all’università di Berkley, in California – come allo sviluppo di programmi informatici, senza naturalmente dimenticare tutto l’immaginario visivo già codificato dai videogiochi, l’autore realizza interi ecosistemi virtuali, popolati da creature mutanti e assolutamente utopiche.
Una volta dato vita a un nuovo universo, Cheng ne osserva l’evoluzione autonoma. Dal momento che tutti gli elementi – minerali, vegetali e animali che siano – presenti nei mondi dell’artista sono stati sviluppati con caratteristiche, comportamenti e persino volontà prestabilite, sono in grado poi di muoversi liberamente nel contesto in cui vengono collocati. Contesto a cui devono adattarsi e che a loro volta cercheranno di adattare alle proprie esigenze, per poter sopravvivere.
Proprio come in natura, esseri differenti finiscono così per incontrarsi e scontrarsi, in modo del tutto casuale, generando un’infinita combinazione di possibilità evolutive.
Ogni volta che la telecamera delle proiezioni di Cheng mostra allo spettatore – anche qui, in modo del tutto automatico – un’area dell’universo virtuale in cui c’è maggiore fermento, neppure l’artista è in grado di predire quale situazione il pubblico si troverà a osservare: quali esseri stanno interagendo tra loro e in che termini, o con quali esiti, dipende dalla “storia” che si è dipanata fino a quel momento, senza che il suo creatore originale intervenisse. A fare da agente narrativo, in ciascuno dei capitoli della trilogia Emissaries, c’è appunto un “emissario”, le cui azioni modificano il corso degli eventi proprio davanti agli occhi dello spettatore.