Quale fu il lascito del grande pittore agli artisti coevi e a quelli appartenenti alle generazioni successive? Fino al 31 maggio, Palazzo Creberg a Bergamo accoglie quattordici opere di autori del Seicento che da Michelangelo Merisi appresero il ruolo chiave della luce nella rappresentazione.
Appartenenti a importanti collezioni pubbliche e private, le opere esposte fino al 31 maggio prossimo a Bergamo offrono una tangibile testimonianza del ruolo chiave di Caravaggio sulla pittura del Seicento, sia sugli autori italiani sia su quelli stranieri.
A partire dalla monumentale tela di Antonio Campi, raffigurante Santa Caterina visitata in carcere dall’imperatrice Faustina (nell’immagine in apertura), l’esposizione curata da Simone Facchinetti propone una riflessione sul tema della luce. Chiama dunque a raccolta lavori di Matthias Stom, Francesco Buoneri detto Cecco del Caravaggio, Giuseppe Vermiglio, Simon Vouet, Giovanni Lanfranco, Antonio d’Enrico detto Tanzio da Varallo, alcuni dei quali mai presentati prima d’ora.
Proprio l’opera di Campi, ha sottolineato il curatore, era stata indicata da Roberto Longhi “come un imprescindibile modello per alcune future invenzioni caravaggesche, dalla Vocazione di San Matteo a San Luigi dei Francesi a Roma fino all’estrema Decollazione del Battista a Malta“.
L’obiettivo della rassegna bergamasca, visitabile a ingresso gratuito presso Palazzo Creberg, è dunque porre sotto la lente di ingrandimento alcune delle diverse declinazioni assunte dal “caravaggismo”, esaminando l’arco temporale compreso tra il secondo e il quinto decennio del XVII secolo.
Un intento perseguito anche attraverso un robusto programma di restauri, il cui rilievo è stato messo in evidenza da Angelo Piazzoli, Segretario Generale della Fondazione Credito Bergamasco, che ha precisato come “oltre che sul dipinto del Campi abbiamo provveduto a interventi di recupero di opere del territorio bresciano e bergamasco, quali l’interessante San Giacomo Maggiore di Giuseppe Vermiglio della Pinacoteca Repossi di Chiari e la piccola tela inedita di Matthias Stom con San Giovanni Battista, proveniente dalla chiesa di San Bartolomeo a Bergamo“.
In parallelo, sempre nella stessa sede espositiva, saranno esposti anche 5 capolavori di Francesco Capella, sui quali sono state condotte operazioni di restauro.
Successivamente faranno ritorno, in una versione rinnovata, alle parrocchie di provenienza.