La minore disponibilità di materie prime e la necessità di contenere il dispendio energetico nella produzione spingono sempre più i creativi a riutilizzare quanto già disponibile, conferendogli una seconda chance di vita. Una mostra in corso a Milano riunisce alcune interessanti testimonianze, tra arte e design.
È la cornice “camaleontica e unconventional” dell’hotel Nhow Milano ad accogliere, fino al 15 ottobre, la mostra Wasteland.
La collettiva chiama a raccolta una pluralità di voci della scena creativa contemporanea – Marisa Pracella, Matteo Naggi, Mirko Demattè, Anna Santinello, Annarita Serra, Alessandro Siccardi, Giuseppe La Spada, Gianni Depaoli, Maria Rosa Vendola, Tom Porta, Vincenzo Musacchio, Andrea Clessi (CLIQUE rielaboratorio), Federico Babato (FB Light Works), Gino Giacomin, Morelato, Atelier Tuttonero e Adrenalina – a partire da una comune sollecitazione: mettere a frutto visioni, linguaggi e competenze individuali nel riciclo e nel recupero dei materiali.
Dare una seconda vita a materie già impiegate e dimostrarne le elevate possibilità di riutilizzo costituisce anche “un invito alla responsabilità verso l’ambiente in cui viviamo rivolto a tutti i visitatori“, ha sottolineato Elisabetta Scantamburlo, Art Director di Nhow Milano. “Sono riflessioni che dovrebbero coinvolgere tutti noi, non solo i designer, fin nelle piccole scelte che facciamo ogni giorno, nella scelta dei prodotti che acquistiamo e nel come li utilizziamo”, ha precisato ancora Scantamburlo.
Il recupero, da fenomeno isolato, sta acquisendo maggiore spessore; esposizioni come Wasteland testimoniano anche come materiali di diversa natura, originariamente impiegati in settori produttivi eterogenei, possano confluire in nuovi processi creativi. A dimostrarlo, tra gli altri esempi offerti dalla collettiva, sono le opere di Matteo Naggi, “architetture vuote” frutto della combinazione tra materiali edili, reti di recupero e carta.
[Immagine in apertura: Gino Giacomin, Tavolo Libro]19