Abbraccia l'intera carriera del grande artista svizzero, la mostra in apertura nel prestigioso museo statunitense. Visitabile fino al 12 settembre prossimo, include anche una speciale sezione che analizza il metodo di lavoro di Alberto Giacometti.
Prende il nome, semplicemente, di Giacometti, la prima grande mostra che un museo statunitense dedica all’artista originario della Svizzera dopo oltre 15 anni di assenza dagli USA. L’atteso appuntamento espositivo, al via l’8 giugno, costituisce il “punto di forza” della programmazione estiva del Solomon R. Guggenheim Museum di New York, istituzione che a questo progetto ha riservato i suggestivi spazi della cosiddetta Rotonda. Abbracciando l’intera carriera di Giacometti, la mostra esamina la produzione di un protagonista imprescindibile dell’arte europea del Novecento, capace con le sue riconoscibili sculture di trasferire con immediatezza l’angoscia e il trauma della Seconda Guerra Mondiale.
Oltre 175 opere, tra sculture, dipinti e disegni – alcuni dei quali non sono mai stati mostrati prima d’ora negli Stati Uniti -, fotografie d’archivio e oggetti compongono il percorso espositivo, nel quale emerge anche la speciale “relazione storica” tra il Guggenheim e lo stesso Giacometti. Nel 1955, in una sede temporanea, il museo organizzò infatti la prima esposizione focalizzata sulla sua produzione; si trattò anche della prima mostra significativa che l’istituzione scelse di dedicare alla scultura.
Nella collezione permanente del museo sono incluse alcune opere chiave dell’artista; sempre a lui, il Guggenheim rese omaggio con una retrospettiva postuma ospitata, questa volta, all’interno dell’iconico edificio progettato da Frank Lloyd Wright.
Analizzando la selezione compiuta dal nutrito team curatoriale, i dipinti e i disegni di Giacometti dimostrano con forza il tentativo dell’artista di catturare l’essenza dell’umanità; uno sforzo che è evidente nei suoi incessanti studi sul corpo umano. Le numerose sculture presentate, alcune delle quali posizionate nel percorso di visita su piedistalli attorno ai quali è possibile muoversi, offrono una esemplare testimonianza di questa sua indagine.
A condurre il visitatore all’interno dell’universo creativo e compositivo dell’artista e del suo studio è uno speciale focus incluso nella mostra, che comprende sculture in gesso, fotografie, diari e schizzi. Si tratta di testimonianze che documentano il “dietro le quinte” dei suoi lavori.
Agli ultimi 20 anni della vita di Giacometti risalgono inoltre le opere su larga scala collocate nella High Gallery del museo; questi lavori incarnano i tre motivi esplorati nell’ultima fase della carriera: i nudi femminili in piedi, le figure maschili che camminano e i busti scultorei, nei quali vengono ritratti anche amici e membri della sua famiglia.
[Immagine in apertura: Alberto Giacometti, Dog (Le Chien), 1951, Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Smithsonian Institution, Washington, DC, Gift of Joseph H. Hirshhorn, 1966 © 2018 Alberto Giacometti Estate/Licensed by VAGA and ARS, New York]