Dal Mali ad Amsterdam. Seguendo i ritratti di Seydou Keïta

2 Giugno 2018


Con una retrospettiva dedicata al fotografo maliano Seydou Keïta, scomparso nel 2011, prosegue il progetto con cui il Foam Museum di Amsterdam sta esplorando il genere della “fotografia vernacolare”, in un’ottica di pieno riconoscimento del valore storico-sociale e artistico di questa forma di espressione.
Visitabile ancora fino al 20 giugno, Seydou Keïta – Bamako Portraits fa luce sul percorso di questo autore, avvicinatosi alla macchina fotografica quasi per caso.

Da adolescente, infatti, ricevette da uno zio una Kodak Brownie Flash: un dono “fatale”, che diede impulso al desiderio di documentare il mondo attorno a lui, a partire dai ritratti delle persone più prossime come parenti, amici, vicini di casa.
La retrospettiva in corso nella capitale olandese, raccogliendo stampe sia moderne che vintage, abbraccia l’intera carriera di Keïta, riuscendo nello stesso tempo a esaltarne il senso di appartenenza all’identità africana e cogliendo il valore della sua straordinaria eredità.
Anche la vicenda del suo archivio è estremamente affascinante: fu costretto a chiudere il suo studio quando il regime socialista che prese il potere in Mali lo assunse come fotografo; il suo archivio di oltre 10mila immagini venne “riportato alla luce” dalla scoperta del commerciante d’arte contemporanea André Magnin, avvenuta nei primi anni Novanta.

[Immagine in apertura: Untitled, 1949/51 © Seydou Keïta / SKPEAC / courtesy CAAC – The Pigozzi Collection, Ginevra]