8 Luglio 2018
Di Artemisia Gentileschi, la Gran Bretagna non possedeva che due soli dipinti da cavalletto. A questi due capolavori presenti in terra anglosassone si aggiunge ora una terza opera, un autoritratto che la National Gallery mostrerà presto al grande pubblico, al fianco di grandi autori del Barocco italiano a cominciare da Caravaggio.
Un’acquisizione da 3 milioni e 600mila sterline – circa 4 milioni di euro: è un investimento importante, quello appena compiuto dalla National Gallery di Londra grazie anche ai suoi più generosi donatori. Di certo, però, ne vale la pena: per una simile, strabiliante cifra, l’ente museale inglese ha potuto “realizzare il sogno a lungo accarezzato di ampliare la collezione di dipinti realizzati dalle più importanti artiste“.
A firmare il capolavoro che ora entra a pieno titolo nel patrimonio britannico, infatti, è la celebre Artemisia Gentileschi che, ancora riprendendo le parole di Hannah Rothschild (a capo del Board of Trustees della National Gallery), “era una pioniera, un’esperta narratrice, nonché uno dei più progressivi ed espressivi artisti dell’epoca” caravaggesca.
Figlia d’arte – suo padre era l’altrettanto famoso Orazio – Artemisia non sarà per questo agevolata nel corso della sua carriera, anzi: come noto, fu violentata dal collega del padre, il pittore Agostino Tassi, e per farsi giustizia fu persino sottoposta a interrogatori umilianti e torture fisiche nel corso del processo che la vedeva come vittima e accusatrice.
Ma, sempre per restare in tema, a lungo la biografia sofferta dell’artista ha impedito di rendere giustizia alle sue straordinarie doti di pittrice.
Già affermatasi agli occhi dei suoi contemporanei – tra i suoi committenti figuravano il Granduca di Toscana, il re Carlo I d’Inghilterra e Filippo IV di Spagna – Artemisia saprà identificarsi e auto-rappresentarsi sempre nei panni di una donna forte, un’eroina capace di affermare se stessa a dispetto delle avversità. Con ciò, dimostrando una notevole capacità nel pubblicizzare se stessa e il proprio operato, ma soprattutto un’attenta resa visiva della propria stessa psicologia.
Lo dimostra lo stesso autoritratto appena acquisito dalla National Gallery, che vede Artemisia Gentileschi raffigurarsi come Santa Caterina d’Alessandria: il soggetto, catturato a mezzo busto, si volge a guardare direttamente lo spettatore, con fare calmo ma determinato.
Entusiasta per il nuovo ingresso nella collezione, Letizia Treves – curatrice dei dipinti del tardo Seicento italiani, spagnoli e francesi presso la National Gallery – ha già anticipato che l’autoritratto, una volta sottoposto a restauro, troverà la sua naturale collocazione al fianco di altri artisti italiani che rappresentano il Barocco nell’esposizione permanente del museo. Primo tra tutti Caravaggio, unico autore in grado di “superare Artemisia in termini di fama e popolarità anche presso il grande pubblico”.