Anche Bjarke Ingels non resiste al richiamo del leggendario festival del Burning Man, che a fine agosto riunirà migliaia di partecipanti da ogni parte del mondo, nel Black Rock Desert del Nevada. Anzi, l'architetto fondatore dello studio BIG ha appunto pensato a un'installazione che aiuti i tanti visitatori a orientarsi nella vastità del paesaggio brullo: un segnale, il suo, che non passerebbe di certo inosservato...
C’è un ambito della progettazione, del rapporto tra essere umano e paesaggio che Bjarke Ingels non si senta stimolato ad affrontare? Dopo l’ultima proposta, di cui vi stiamo per parlare, è davvero difficile trovare un settore in cui il rivoluzionario architetto dello studio BIG non abbia detto la sua, almeno a livello di proposta.
Si tratta ancora di un’idea, infatti, ma in rete già sono diversi gli appassionati pronti a finanziare – tramite crowdfunding sulla piattaforma indiegogo – The ORB: una perfetta, gigantesca sfera riflettente – con un diametro di circa 30 metri e le dimensioni che corrispondono a un 500millesimo della nostra Terra.
E se questi dati suonano già stupefacenti, aspettate a scoprire la collocazione che il visionario progetto di Ingels – stavolta in collaborazione con Jakob Lange – dovrebbe avere: il deserto Black Rock in Nevada. Ovvero, la “sede” – dal 26 agosto al 3 settembre – della più effimera eppure eterodossa città del mondo. Parliamo di Black Rock City, l’accampamento fatto di installazioni e case futuristiche che ogni anno si forma in occasione del leggendario Burning Man.
Il contributo di Ingels e socio al Burning Man 2018 risulta quasi “innocuo”, in confronto ad alcune bizzarre strutture che sono state a più riprese documentate nel deserto statunitense.
In realtà, al di là dello strepitoso impatto visivo – perliamo pur sempre di un globo metallico di 30 metri, che si mantiene sospeso dal suolo grazie a un albero maestro! – The ORB è proposto come un “dispositivo per l’orientamento” dei tanti partecipanti all’evento: visibile da ogni angolazione e da lunghe distanze, costituirebbe il perfetto “segnale” per indicare la strada ai “burners” in arrivo nel deserto.
Questo “tributo alla Madre Terra e all’espressione umana“, aggiungono i progettisti, non lascerebbe in ogni caso traccia di sé al termine del Burning Man, essendo stato concepito per essere facilmente gonfiabile e sgonfiabile.
Anche se, ci tocca ammetterlo, dispiacerebbe non poco veder svanire un’installazione simile, come uno dei più mirabolanti miraggi che il deserto abbia mai prodotto.