Una giovane artista francese ha realizzato un film animato che capace di viaggiare nel tempo. Ricostruendo e sovrapponendo lo stato presente e quello passato di un territorio in Messico, prima e dopo la colonizzazione occidentale.
Ogni anno, il fiume Filolobos – nella regione di Veracruz, in Messico – restituisce alle terre circostanti oggetti e frammenti del loro passato pre-colombiano: durante la stagione delle piogge, mentre allaga villaggi e campi trascina con sé anche memorie sopite di una civiltà passata, strappate all’oblio della montagna e delle aree circostanti in cui sono rimaste sepolte.
È da questa osservazione che ha preso le mosse la francese Mathilde Levenne per la realizzazione del suo film Tropics, vincitore del Prix Ars Electronica 2018 nella categoria Computer Animation. L’autrice ha infatti deciso di ascoltare le storie che l’ambiente messicano ancora custodisce, risalenti a un’epoca precedente alla colonizzazione da parte dei francesi, nell’Ottocento. Un passato precoloniale, dunque, che racconta a chi sa “guardare” il paesaggio di un habitat tropicale, non piegato alle esigenze culturali imposte dai contadini francesi a dispetto della natura stessa del luogo in cui si erano insediati.
Prendendo la forma di una spedizione archeologica in 3D, il film ricorre a una scansione tridimensionale della realtà presente del luogo, che viene così “fermata”; per sovrapporre visivamente al nostro tempo quello che lo stesso ambiente ricorda del proprio passato ed è pronto a mostrarci, se solo sappiamo guardare.