Fino al 6 gennaio 2019, gli spazi dei Musei San Domenico accolgono un'ampia retrospettiva dedicata al fotografo e reporter siciliano: un itinerario attraverso 200 immagini ripercorre cinque decenni di intensa produzione professionale ed esperienze di vita.
Prende il via da Forlì il “viaggio” della monografica Ferdinando Scianna viaggio racconto memoria, il progetto espositivo curato da Denis Curti, Paola Bergna e Alberto Bianda – art director della mostra, organizzata da Civita Mostre – destinato a fare tappa in Italia – alla Galleria d’Arte Moderna di Palermo e alla Casa dei tre Oci di Venezia nel 2019 – come anche all’estero.
La produzione e la carriera del fotografo e fotoreporter siciliano classe 1943 – primo fotografo italiano a entrare nella prestigiosa agenzia fotografica internazionale Magnum Photos, nel 1982 – viene ripercorsa attraverso un corpus di circa 200 opere.
Si tratta di fotografie in bianco e nero esposte in diversi formati, che danno vita a un articolato percorso narrativo, strutturato secondo in capitoli tematici – l’attualità, la guerra, il viaggio, la religiosità popolare – e caratterizzato da diverse modalità allestitive.
Accompagnata da un catalogo pubblicato da Marsilio Editori e visitabile negli spazi dei Musei San Domenico, fino al 6 gennaio 2019, Ferdinando Scianna viaggio racconto memoria analizza oltre cinque decenni di intensa narrazione fotografica.
L’autore si è avvicinato a questo medium artistico negli anni Sessanta, soffermandosi sulla ricchezza di tradizioni e stratificazioni storiche della sua Sicilia. La regione di origine è stato infatti il punto di avvio di un’indagine che negli anni è stata alimentata dalla “costante ricerca di una forma nel caos della vita“.
Numerosi, quindi, i luoghi visitati ed esplorati con il mezzo fotografico – dalla natìa Bagheria alle Ande boliviane – così come gli ambiti tematici: dalle feste religiose – esordio della sua carriera – al mondo della moda, attraverso collaborazioni con Dolce & Gabbana e Marpessa.
Tra i soggetti ricorrenti i paesaggi, gli animali; per certi versi identificativa del suo stile è la presenza degli specchi; numerosi i ritratti a colleghi e amici, tra cui Leonardo Sciascia, Henri Cartier-Bresson e Jorge Louis Borges.
Nel percorso di visita della monografica viene proiettato un documentario dedicato alla vita professionale di questo grande maestro della fotografia italiana; è la sua voce, ascoltabile attraverso l’audioguida, a condurre i visitatori lungo l’itinerario della mostra, permettendo così di cogliere anche aspetti legati al modo con cui Scianna intende la fotografia, nonché passaggi della sua vicenda biografica e professionale.
“Come fotografo mi considero un reporter. Come reporter il mio riferimento fondamentale è quello del mio maestro per eccellenza, Henri Cartier-Bresson, per il quale il fotografo deve ambire ad essere un testimone invisibile, che mai interviene per modificare il mondo e gli istanti che della realtà legge e interpreta. Ho sempre fatto una distinzione netta tra le immagini trovate e quelle costruite. Ho sempre considerato di appartenere al versante dei fotografi che le immagini le trovano, quelle che raccontano e ti raccontano, come in uno specchio. Persino le fotografie di moda le ho sempre trovate nell’azzardo degli incontri con il mondo“, dichiara di sé Ferdinando Scianna.
[Immagine in apertura: Ferdinando Scianna, Celia Forner. Sevilla, 1988]